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The Donor

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VOTO: 7.5

Il prezzo della vita

The Donor, l’opera prima di Zang Qiwu, colpisce al cuore per il mix di asciuttezza e, al contempo, empatia che riesce a creare senza cadere mai nella retorica.
Presentato tra i quindici titoli in concorso alla 34esima edizione del Torino Film Festival, il lungometraggio (adattamento di una novella) fa subito ambientare lo spettatore nei luoghi in cui vive Yang Ba (Ni Dahong), pronto ad arrangiarsi con un lavoretto da meccanico, dove, però non riceve molti clienti. Vive in una casa modesta, a tratti fatiscente e con pochissime possibilità economiche, ragion per cui, spesso, viene mortificato dalla moglie (Li Zhen). In tal senso ci viene trasmessa la concezione vigente nella famiglia, la donna ad aiutare in casa, mentre l’uomo deve guadagnare in modo tale da permettere un certo status. «Se fossi diventato un pezzo grosso non vivemmo in questo disagio», gli dice a un tratto.
La zona in cui vivono col figlio è a rischio di demolizione per costruire ambienti di lusso, ciò crea un ulteriore senso di disagio e impotenza in un uomo che, in ogni gesto ed espressione che ha, mostra una dignità encomiabile.
Qiwu, tramite una storia personale, apparentemente “piccola”, riesce a criticare anche sottilmente certe dinamiche sociali, basti pensare alle parole della moglie sul sistema sanitario. Potremmo dire che i gioco-forza di The Donor si sviluppano in base alla spinta della disperazione. È, infatti, l’idea di non avere più chance a spingere Ba ad accettare la proposta di espiantare un proprio rene, a pagamento, per provare a salvare la sorella del ricco Li Daguo (Qi Dao). Lui dal canto suo, desidera più di ogni altra cosa, permettere alla propria famiglia di sopravvivere o, ancor più, di vivere.
La sceneggiatura non si ferma qui, la storia ha un’evoluzione che ci auguriamo potrete vedere coi propri occhi e provare sulla vostra pelle, compreso il finale non scontato.
Fino a che punto si può accettare un compromesso? – domanda rilanciata recentemente anche da 7 minuti, diretto da Michele Placido, seppur con storie e background differenti.
Cosa si è disposti a fare pur di salvare la vita delle persone a cui vuoi bene? Sono soltanto alcuni degli interrogativi che The donor rilancia senza mezzi termini, tracciando un affresco umano che può rivelarsi, nelle pieghe, disumano. Con inquadrature che talvolta non stanno addosso ai personaggi, ma preferiscono mantenersi lontane contestualizzando questi uomini nell’ambiente, Qiwu riesce a toccare con questa storia diverse corde, costringendo la platea di turno a chiedersi cosa si sarebbe fatto in una situazione simile.
The Donor si rivela un dramma cinese, che come frequentemente accade in questa cinematografia, lavora molto sui silenzi e sulle pause, abili nel diventare incisivi tanto quanto le battute.

Maria Lucia Tangorra

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