I colori cupi del lutto
Presentato alla 13ma edizione di CiakPolska – Il Nuovo Cinema Polacco, il cortometraggio The Dam (Tama) di Giovanni Pierangeli, giovane regista italiano formatisi alla scuola di cinema di Lodz, è un legal movie psicologico ed intenso che porta sullo schermo quella che è una pratica legale comune, una causa civile per il riconoscimento di morte presunta, mostrandone con sensibilità le sfaccettature più profonde nell’animo delle parti coinvolte.
Michal e Elzbieta sono i genitori – ormai separati – di un ragazzo scomparso quindici anni prima; spinto dalla necessità di andare avanti con la propria vita, il padre chiede il riconoscimento della morte del figlio, contro la volontà della madre, che non ha mai accettato questa verità e si aggrappa invece alla speranza. Il messaggio di un nuovo, ignoto, testimone, sembra ribaltare le carte in tavola, riaccendendo una fiammella anche in Michal, chiamato intanto a ricordare, davanti alla corte, gli eventi di quel giorno.
Dalla diga dove accadde la tragedia all’aula del tribunale, quello dipinto da Pierangeli è un viaggio nell’abisso della memoria, cupo e claustrofobico, un’oscurità che incombe fatta di tutte le tonalità del grigio; lo spettatore cala nella profondità dell’animo dei protagonisti, rivivendo con Michal il momento della tragedia ed i suoi sensi di colpa, mentre riaffiorano ricordi perduti. Mentre in aula tutto appare freddo, dal preciso tecnicismo del linguaggio giuridico che pone una distanza dai sentimenti
all’essenzialità richiesta nel contraddittorio, con l’unico scopo di arrivare ad un verdetto, ad una sentenza finale, è nella memoria che i personaggi si rivelano, mostrando i propri sentimenti e lo stato d’animo. Il viaggio nel ricordo è quello di Michal, interpretato da un intenso Grzegorz Damiecki: al momento della scomparsa del figlio, sua moglie Elzbieta (una convincente Magdalena Poplawska) non era infatti presente, circostanza che ancor di più rende difficile accettare l’accaduto. Una discesa agli inferi pregna di non detti, rimorsi e rimpianti, mentre i tunnel oscuri della diga dirompono sinistramente sullo schermo, accentuando l’atmosfera di mistero data dall’equilibrio perfetto tra la fluente sceneggiatura di Pierangeli e Karolina Niegowska, l’interpretazione potente dei protagonisti e la musica accattivante di Paulina Derska.
Con The Dam, Pierangeli indaga una delle tragedie più difficili da superare, quella della scomparsa di un figlio; un attimo di distrazione, un evento improvviso e la vita di un padre e di una madre cambia per sempre. Il processo per il riconoscimento della morte presunta, drammatizzato sullo schermo, è tutt’altro che indolore, tanto più penoso quanto meno ci sia stato modo di metabolizzare dentro di sé l’accaduto, eppure viene svolto come fosse una semplice formalità; il regista ha scelto allora di indagare lo strazio dei suoi protagonisti dall’interno, osservandoli attraverso una singolare inquadratura di quinta e scavando nella memoria e nei ricordi di quindici anni prima, dando vita ad un’opera che incastra dramma personale e giudiziario in un fluire senza soluzione di continuità.
Michela Aloisi









