Salvando il mondo
Alla Festa del Cinema di Roma c’è l’occasione di poter ammirare storie di uomini coraggiosi. Uomini disposti a sacrificare tutto in virtù di un bene superiore. The Courier (titolo originale Ironbark) è l’opera seconda del regista Dominic Cooke, già regista di Chesil Beach – Il segreto di una notte, col quale ha esordito dopo anni di militanza nel settore del teatro.
Ironbark è la storia di due uomini incredibili che, nel momento in cui l’umanità è stata più vicina al rischio di vivere la catastrofe della guerra nucleare, si sono ritrovati ad impedire che ciò accadesse. Benedict Cumberbatch presta le sue sembianze per riportare in vita Greville Wynne, imprenditore manifatturiero ritrovatosi a fare la spia per conto della CIA e dell’MI6 per riportare in Europa i segreti sulle nuove armi nucleari sovietiche. Avvicinato dall’agente americano Emily Donovan (Rachel Brosnahan) e dal vice direttore dell’intelligence britannica Dickie Franks (Angus Wright), l’imprenditore si ritrova a viaggiare in Russia ufficialmente per concludere affari ma, ufficiosamente, per prendere contatto con il colonnello Oleg Penkowski, membro di spicco dell’intelligence russa e collaboratore del GRU, contrario alle politiche di Chruščëv. La sceneggiatura di Tom O’Connor ci mette davanti ad una situazione incredibilmente tesa. Non si sa mai cosa potrebbe accadere. Considerando anche che entrambi i personaggi vivono sempre con la necessità di guardarsi le spalle dato che, anche il più fidato amico o collaboratore, si potrebbe rivelare un collaboratore del KGB. L’utilizzo di molte scene in notturna e di dialoghi ricchi di tensione, trasmette la medesima sensazione al pubblico che, non conoscendo la storia nei minimi particolari, si ritrova catapultato all’interno della trama. La situazione diventa ancora più critica quando gli eventi storici raccontati nella pellicola, ci portano a ridosso della crisi missilistica di Cuba e sull’orlo della terza guerra mondiale. Wynne compie la sua missione venendo però a conoscenza di una situazione spiacevole che lo costringerà a tornare in Russia ancora una volta. Il regista, così come lo sceneggiatore, costruiscono un rapporto quasi simbiotico tra i due protagonisti, i quali non sono solamente spie al servizio di un bene superiore ma diventano grandissimi amici. Questo sentimento affettivo potrebbe anche essere l’anello debole di una catena che, nell’arco del film, nonostante le vicissitudini e le ruggini, non si spezza mai. E’ interessante quindi rivivere la storia di Wynne e della sua controparte russa, ribattezzata post mortem come agente HERO (eroe). Siamo davanti ad uno spy thriller storico ben congeniato ed interpretato di cui l’unica nota storta, è la presenza di troppi personaggi poco utilizzati. A livello di sceneggiatura, regia e fotografia, siamo davanti ad un film ben fatto, capace di trasmetterti una singolare ansia e una forte empatia nei confronti di due uomini straordinari che hanno sacrificato tutto, persino le loro famiglie, per impedire che il mondo vivesse la catastrofe dell’Olocausto nucleare. Bastano queste poche parole per comprendere di fronte a che tipo di opera ci troviamo. Senza dimenticare che è interpretato dall’inglese Cumberbatch, già interprete di Sherlock e Doctor Strange, il quale non sbaglia mai un colpo. Sarebbe ingiusto però non dare la giusta menzione all’attore georgiano Merab Ninidze, interprete di Penkowski. Anche nel suo caso, siamo di fronte ad una prova attoriale e caratteriale pazzesca che renderà questo film positivamente gradevole. Se aggiungiamo anche le immagini di repertorio del Presidente Americano John F. Kennedy e del Premier Russo Nikita Sergeevič Chruščëv durante i discorsi di fronte ai quali si viveva momenti di panico e di terrore, eccolo lì che il film acquisisce quell’atmosfera da spy thriller di grande spessore che ne contraddistinguerà il suo proseguo.
Stefano Berardo