Home Festival Altri festival The Beach Bum

The Beach Bum

70
0
VOTO: 6.5

Tanto fumo e poco arrosto

Con The Beach Bum, Harmony Korine ha preso due piccioni con una fava, inaugurando al contempo la 24esima edizione del Milano Film Festival come film d’apertura e rilanciando una nuova stagione del filone stoner.
Per farlo ha scelto di portare sullo schermo una commedia eccentrica, psicadelica, psicotropa e dall’altissimo tasso alcolico che rispecchia in tutto e per tutto le esilaranti disavventure fuori controllo del suo protagonista, consumate nei margini colorati della California, tra Miami e Key West. Questo è lo scenario in cui si muove come una mina vagante sparata in un flipper l’anti-eroe Moondog, poeta da letture selvagge più che maledette, perennemente fumato d’erba che impugna più spesso un drink, una birra, un joint, un bong che un foglio per la macchina da scrivere. Ma a furia di tirare la corda prima o poi si spezza e la pacchia finisce, o quantomeno subisce una brusca frenata quando la ricchissima moglie Minnie muore in un incidente d’auto la sera del matrimonio della giovane figlia. Ed ecco qui il colpo di scena con il testamento che parla chiaro: nessun dollaro per lui finché non pubblicherà, finalmente, il suo romanzo. Moondog non se la prende: ha amici come Lingerie che coltivano l’erba migliore del pianeta e in re-hab incontra spostati come Flicker. Se chiuderà il libro intitolato come il film, meglio ancora, saprà come festeggiare mettendo le mani sulla fetta di capitale che gli spetta. Riuscirà nell’impresa letteraria?
Alla visione ovviamente l’ardua sentenza, ma sappiate che per provare a portarla a termine l’uomo dovrà lanciarsi in un cine-trip folle, comico e malinconico in scena tra un circo di bar, donne e personaggi bizzarri, quest’ultimi da sempre materia prima su e intorno alla quale Korine, da regista i più controversi della scena indie americana qual è, ci ha da sempre abituati. Il Moondog, qui interpretato da un Matthew McConaughey in versione slapstick e trasandatissima, così come la restante galleria di personaggi che si avvicendano al suo fianco, non fanno eccezione.
Il risultato è un road movie che mescola Paura e delirio a Las Vegas con i capisaldi della stoner comedy in stile Pineapple Express, con molto fumo e poco arrosto drammaturgico nel vero senso della parola. In The Beach Bum tanto la scrittura quanto la messa in quadro girano volutamente a vuoto come un criceto sulla ruota. Korine mette in fila una sequela di scene no-sense via via sempre più allucinogene e politicamente scorrette che poco hanno da dire e molto da mostrare al fruitore di turno. Questo dovrà lasciarsi andare e spegnere il cervello per una novantina di minuti circa, quanto basta a Korine e al suo avatar cinematografico per gettarsi in gag dal termometro comico altalenante. Qui il cineasta statunitense offre siparietti più o meno riusciti (su tutti il processo, il bagno in piscina con i senzatetto, il giro in barca con Captain Wack e il matrimonio di Heather) al posto di una trama decisamente più stratificata come nel caso di Spring Breakers. I colori acidi e flou rimangono intatti rispetto al precedente, mentre a cambiare sono gli intenti che vogliono The Beach Bum semplicemente come un film di situazioni che mira a un intrattenimento immediato e per nulla celebrale. McConaughey e il resto del cast ne colgono appieno lo spirito, assecondando su tutti i fronti la deriva cartoonesca dell’opera. Il fruitore a sua volta non deve fare altro che spararsi la dose diritta nelle vene senza fare alcuna resistenza.

Francesco Del Grosso

Articolo precedenteMilano Film Festival 2019: presentazione
Articolo successivoSwallow

Lascia un commento

Please enter your comment!
Please enter your name here

1 × quattro =