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The Assistant

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VOTO: 9

Dalla Malesia con Furore

Una bella sorpresa della 24ma edizione del Far East Film Festival è il malese The Assistant di Adrian Teh, revenge movie che nelle cupe atmosfere di una Kuala Lumpur ostaggio della criminalità abbraccia le tinte dell’action, del thriller, del noir e dello splatter con insolita ironia, strizzando finanche l’occhio a Shyamalan.

Zafik (Iedil Dzuhrie Alaudin), accusato ingiustamente, esce di galera dopo aver scontato una condanna a dieci anni; durante la sua lunga detenzione, sua moglie e suo figlio vengono misteriosamente assassinati. Una volta fuori, l’uomo, che ha ormai perso tutto tranne l’amico ex compagno di cella, che lo ospita a casa sua, cerca vendetta per la sua famiglia. Si guadagna da vivere lavorando come strozzino grazie a Sam (Henley Hii), amico d’infanzia divenuto uomo d’affari (più o meno leciti) di successo, indagando al contempo sulla morte dei suoi cari. Lo aiuta un misterioso assistente, Feroz (Hairul Azreen Idris), che asserisce di essere il cugino della moglie defunta e di cercare anch’egli vendetta; ma Feroz, differentemente da Zafik, non ha scrupoli morali, dimostrandosi una perfetta e mortalmente pericolosa macchina da guerra nella sua lucida e squilibrata psicopatia.

In The Assistant, l’azione scorre veloce e puntuale come il sangue, il plot ben costruito avvince e diverte, la malavita nascosta sotto i riflettori di una città cosmopolita, dinamica e moderna emerge dalla ‘confluenza fangosa’ (Kuala Lumpur in malese) mostrando i suoi tentacoli, ma soprattutto spiccano i rapporti tra i protagonisti, tra Zefik e il vecchio amico Sam e tra Zefik e il suo assistente ed alter ego Feroz.; se un sentimento di amicizia con luci ed ombre lega i primi, un legame di feroce follia vendicativa porta i secondi verso un finale inevitabile. Se la trama di The Assistant non brilla per originalità, lo fa la regia, mescolando con arguzia generi e riferimenti cinematografici, raggiungendo picchi di assurdità assolutamente irresistibili, coinvolgendo lo spettatore senza soluzione di continuità; ciliegina sulla torta, l’alchimia tra gli attori che fa la differenza, in particolare quella tra Azreen (che a fare lo psicopatico  sembrava davvero divertirsi come… un matto) e Dzuhrie, i cui personaggi, brutalmente e spietatamente feroce l’uno e di indole mite l’altro, mostrano quanto sia labile il confine morale tra ciò che è giusto e ciò che è necessario, tra l’avere giustizia ed ottenere vendetta.

Piccola chicca: ospiti sul palco del Teatro Nuovo Giovanni da Udine, il regista Teh e gli attori Azreen, Dzuhrie e Hii sono stati apprezzati inizialmente già per la loro indiscussa avvenenza; al termine della proiezione, gli applausi sono stati tutti per le due ore di intrattenimento puro che hanno regalato al pubblico del FEFF.

Michela Aloisi

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