Doppio fuori controllo
Il tema del “doppio” è stato declinato nei più svariati modi, all’interno del cinema fantastico di tutte le epoche. Quello scelto dall’americano Alrik Bursell, presente peraltro a Ravenna per raccontare la genesi del suo film, ci è parso degno di nota sotto svariati aspetti: la modernità del linguaggio cinematografico, lo scavo introspettivo dei personaggi, la concatenazione drammaturgica stringente e dai risvolti talora imprevedibili, non ultimo poi il culto di certe ossessioni “cronenberghiane” riadattate al contesto con sulfureo acume. Non ci stupisce più di tanto, quindi, che tale opera cinematografica (frutto anche di un’oculata gestione del budget) programmata proprio nell’ultima giornata del festival abbia conquistato subito il pubblico. Morale della favola: l’Anello d’Oro al Miglior Film Lungometraggio del Ravenna Nightmare Film Fest 2021 va a The Alternate di Alrik Bursell.
Significativo che lo spunto iniziale del racconto implichi un rapporto stretto con la visione. Il protagonista, Jake, coltiva il sogno di sfondare nel mondo del cinema creando storie di fantascienza, ma in circostanze davvero bizzarre si ritroverà a viverne una. Allettante nelle premesse e al contempo foriera di insidie. Costretto a sbarcare il lunario facendo riprese di servizio e montandole per una piccola società, Jake si accorgerà infatti che la lieve imperfezione presente in un video, apparentemente un pixel anomalo la cui presenza aveva rischiato di compromettere il reportage, cela in realtà qualcosa di incredibile: se ingrandito, quel puntino conduce a un autentico varco dimensionale, un portale cioè da attraversare per raggiungere una sorta di presente alternativo! Permetteteci un inciso abbastanza personale, ma l’alone di mistero situato all’interno dell’immagine stessa ci ha persino rievocato, generando brividi sotto la pelle, uno degli elementi di maggior spicco nel così cinefilo e “teorico” mediometraggio realizzato qualche anno fa dal compianto Michele De Angelis, L’uomo nella macchina da presa… Turbamenti maniacali, anche lì, destinati a dissolvere l’autore della sconcertante scoperta nella medesima ricerca da lui intrapresa.
Tornando a The Alterante, le differenze tra una dimensione e l’altra sono minime, ma di notevole impatto sulla vita sociale e sul comportamento delle persone, a partire dai protagonisti. Difatti se il Jack della realtà di partenza appare frustato in ambito professionale e stressato da un rapporto di coppia a dir poco complicato, traballante, usurato, il suo alter ego che vive nella realtà parallela sembrerebbe invece realizzato sotto tutti i punti di vista. Non c’è quindi da stupirsi, ahinoi, che dopo l’euforia iniziale siano ambizione, invidia e insoddisfazione personale a condurre verso quell’innaturale scambio di esistenze, le cui conseguenze saranno incredibilmente traumatiche…
C’è un richiamo alla fantascienza classica, in tutto ciò. L’ombra dei “possible worlds” concepiti un tempo da Fredric Brown, ad esempio, è sempre presente, ironia di fondo compresa. Allo stesso modo compaiono riferimenti cinefili e fumettistici, che però non soffocano mai la narrazione, contribuendo semmai a stratificarla.
La poetica di David Cronenberg in tal senso è un faro costante: per la sua rielaborazione del “doppio”, come si accennava all’inizio, ma anche per quel senso talmente intimo di profanazione dei corpi e sfida alle leggi della Natura, che La mosca aveva saputo esprimere così bene, trovando un’eco possibile nelle morbose esperienze raccontate qui da Alrik Bursell. Pertanto davvero notevole questo suo esordio al lungometraggio, conseguente a un processo creativo e produttivo tanto autarchico quanto intelligentemente studiato, dopo che una discreta serie di corti ne aveva già testimoniato l’amore per il fantastico.
Stefano Coccia