Home Festival Berlino 2023 Sull’Adamant – Dove l’impossibile diventa possibile

Sull’Adamant – Dove l’impossibile diventa possibile

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VOTO: 7.5

Sulle rive della Senna

C’è una piccola, preziosa realtà, nel cuore di Parigi, che in pochi conoscono. Una realtà che si occupa di rendere migliori le vite dei “più deboli”. Una realtà che non ha paura di sperimentare e di guardare al futuro con curiosità e umanità. Stiamo parlando della clinica psichiatrica Adamant, la cui sede si trova proprio sulla Senna. Di questa singolare struttura, dunque, ci ha parlato il documentarista francese Nicolas Philibert in Sur l’Adamant, il suo ultimo lavoro, appunto, presentato in concorso alla 73° edizione del Festival di Berlino.

La macchina da presa è costantemente statica. All’interno della clinica, nella zona dedicata al ristoro e alla ricreazione, un signore canta un’allegra canzone “che andrebbe accompagnata con la chitarra elettrica”. Un volto, tanti volti divengono immediatamente i protagonisti assoluti sul grande schermo. Sul pontile della clinica, alcuni dei pazienti si confidano davanti alla telecamera, spesso rivolgendosi direttamente al regista e al tecnico del suono (Érik Ménard), ponendo loro domande riguardanti le loro vite private. Temi difficili, come i problemi a integrarsi nella società, le proprie vicende personali, la violenza da parte di chi è considerato “sano” vengono trattati e approfonditi nel dettaglio. Allo stesso tempo, non mancano momenti ben più “leggeri”, ora durante attività ricreative, ora in vista di un’imminente gita allo zoo con la propria figlioletta.
Sur l’Adamant ci accompagna per mano in questo singolare mondo, facendoci immediatamente sentire parte di questa piccola realtà e rendendo ogni personaggio vivo e pulsante sul grande schermo. Al fine di mostrarci tutto ciò, il regista ha sapientemente optato per un approccio apparentemente semplice e minimalista. Soltanto due didascalie – una in apertura, l’altra in chiusura del documentario – stanno a fornirci brevi, essenziali informazioni. Per il resto, Philibert lascia semplicemente che le immagini (e le persone) parlino da sé, permettendo a ciò che accade davanti alla sua macchina da presa di seguire il proprio corso con la massima naturalezza e senza filtro alcuno.
Nicolas Philibert non ha bisogno d’altro per far sì che questo suo Sur L’Adamant ci arrivi con tutta la sua potenza comunicativa. Primi piani di volti segnati da numerose sofferenze, ma che, al contempo, sembrano non aver mai perso le speranze per un futuro migliore ci colpiscono, spesso, come un pugno allo stomaco. E così, ciò che viene fuori da questo importante lavoro – in cui notiamo uno sguardo attento, sincero, ma anche distante quanto basta per mostrarci i fatti con la dovuta obiettività – è anche una profonda analisi del mondo in cui viviamo, di una società sempre pronta a giudicare in base a pregiudizi e a banali luoghi comuni. Sull’argomento trattato si sa ancora troppo poco. A questa singolare, preziosa clinica Nicolas Philibert ha dedicato un profondo e toccante documentario. E quando l’inquadratura finale ci mostra la clinica dall’esterno, in un caldo pomeriggio d’estate, essa ci appare quasi come una sorta di luogo incantato.

Marina Pavido

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