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Storia di mia moglie

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VOTO: 6

Il dubbio dell’infedeltà

Presentato alla 74° edizione del Festival di Cannes dove era in concorso per la Palma d’Oro, Storia di mia moglie, l’ottavo lungometraggio diretto dalla regista ungherese Ildikó Enyedi, il primo in lingua inglese, è l’adattamento cinematografico del romanzo La storia di mia moglie, scritto da Milán Füst nel 1942, edito in Italia dalla casa editrice Adelphi. Il film vede come protagonisti Léa Seydoux (La vita di Adele, No Time to Die, France), Gijs Naber, Louis Garrel e la partecipazione speciale di Sergio Rubini e Jasmine Trinca.
La storia ruota attorno a Jacob Störr (Gijs Naber), un capitano della marina olandese, taciturno e solitario, che per gioco, scommette col suo amico Kodor (Sergio Rubini), che sposerà la prima donna che varcherà il bar dove stanno facendo colazione. Il destino gli mette davanti la bella ed enigmatica Lizzy (Léa Seydoux), che accetta senza esitazione la sua proposta di matrimonio. Ma ben presto la gelosia di Jacob prende il sopravvento, iniziando a dubitare della fedeltà della donna, avvolta, da come sembra, da un passato misterioso. Il loro matrimonio sarà destinato a durare?
Iniziamo col dire che la prima opera in lingua inglese della regista ungherese Ildikó Enyedi, è tratta da un romanzo di grande successo di Milán Fust, anche lui ungherese, che segue il flusso di coscienza del protagonista, attraverso un matrimonio combinato quasi per caso con una donna affascinante, misteriosa e libertina. Nella pellicola della durata di centosessantanove minuti, assistiamo al primo incontro tra Jacob e l’enigmatica Lizzy, il loro matrimonio, gli innumerevoli dubbi che sembrano assalire l’uomo riguardo la presunta infedeltà della moglie. Quel che si evince durante la visione dell’opera è la cura dei minimi dettagli, i meravigliosi costumi di Andrea Flesch e la scenografia di Imola Láng che ci immergono nella magica atmosfera della Parigi degli anni Venti, grazie anche alla fotografia di Marcell Rév. Ben presto assistiamo alle mille incertezze del protagonista riguardo la solidità del suo matrimonio, messa in discussione dalla condotta di sua moglie Lizzy, una donna seducente, ma da un passato misterioso e da numerose uscite pomeridiane che lo porteranno a dubitare continuamente della sua fedeltà. Tra litigi, riappacificazioni, scene di sesso che mostrano l’evoluzione del rapporto dei protagonisti, assistiamo a un continuo ripetersi di alcune sequenze, che vista l’eccessiva durata dell’opera, sarebbe stato opportuno tagliare, finendo a lungo andare con l’annoiare lo spettatore.
Quel che manca nell’opera della Enyedi è proprio l’evoluzione dei personaggi; infatti, si ha l’impressione di non conoscerli abbastanza, mostrandoli superficialmente, senza mai addentrarsi in profondità. Léa Seydoux, attrice straordinaria, riesce a dare anima e corpo all’enigmatica Lizzy, ma lo stesso non si può dire del suo partner, l’attore olandese Gijs Naber, che sembra essere distante anni luce dal personaggio di Jacob, pur avendo il phisique du role. Louis Garrel, invece, si rivela perfetto nel ruolo Dedin, il presunto amante di Lizzy, mentre Jasmine Trinca e Sergio Rubini figurano con due partecipazioni straordinarie, ma che risultano degne di nota. Pur avendo attori di grandissimi livello, Storia di mia moglie non riesce a sciogliere numerosi dubbi che lo spettatore si pone durante la sua visione, dovuta anche alla eccessiva durata e a numerose scene che non aggiungono nulla di nuovo a quello che si è visto in precedenza. Peccato, perché sarebbe bastato ridimensionare alcune situazioni ripetitive e aggiungere nella sceneggiatura delle modifiche, utili a comprendere le dinamiche dei protagonisti.

Giovanna Asia Savino

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