I confini esistono solo nella nostra mente
Il cinema è per sua natura un mezzo capace di travalicare le differenze culturali e parlare a tutti.
Ciò era particolarmente vero ai tempi del cinema muto. Composto esclusivamente di movimento ed immagini il mezzo cinematografico riusciva immediatamente comprensibile a tutti gli angoli del mondo, costruendo ponti di comprensione al posto di erigere muri di differenze. Anche oggi, tuttavia, il cinema è ancora in grado di parlare un linguaggio universale. Ce lo testimonia questo cortometraggio, STOJ!, del giovane regista italiano Giulio De Paolis.
Ripescando nella storia della sua famiglia, De Paolis ci parla di muri, o meglio, di un muro: il muro eretto tra Italia e Jugoslavia nel 1947, con intere popolazioni che si ritrovarono tagliate fuori da quello che era sempre stato il loro mondo. Che sia una storia molto sentita dal regista si avverte in tutta la pur breve opera. Un sentimento che si traduce in alcuni passaggi: nelle musiche e nella organizzazioni delle immagini; in un certo didascalismo, il quale tuttavia non disturba poiché è chiaro quanto l’autore tenesse a che la sua opera riuscisse ed il suo messaggio venisse recepito, ecco perciò il didascalismo. De Paolis ci indica chiaramente il suo messaggio e l’organizzazione del racconto ce lo rende esplicito. Un altro fattore tecnico che molto colpisce è la scelta autoriale di girare il corto su pellicola 16 mm e con un’obiettivo di quell’epoca. Questo, sommato al fatto che le scene ambientate nel passato siano state girate a colori, mentre le scene ambientate nel tempo presente siano state girate in bianco e nero, ci comunica come l’intento del regista sia stato quello di trasportare gli spettatori in quel tempo, di farli entrare in quella storia e far loro capire come sia ancora viva ed attuale. In fondo si tratta di una storia semplice, quasi banale: in un periodo di guerra e divisioni due giovani di parti avverse si incontrano e si innamorano. Ma forse, proprio per questo, diventa molto più grande e rappresentativa di quel che è.
Tutti questi muri che continuano a venire eretti ci sembrano ineluttabili, eppure a volte per superarli basta anche solo un semplice saluto. Tuttavia è indubbio che ciò che rende davvero speciale questo cortometraggio e la storia che racconta sia l’occhio del regista. Perchè è attraverso il proprio sguardo che De Paolis ci porta a vedere questa storia. È attraverso il proprio sguardo che ne rimaniamo conquistati, perché la vediamo come la vede lui ed è talmente forte questa impronta che non ci serve conoscere l’antefatto storico per capire e restare affascinati.
Sarà probabilmente un peso diverso quello che daremo al prossimo saluto rivolto ad uno sconosciuto per strada. Magari quel semplice saluto sarà la prima pietra di un ponte che unisce le due parti di un muro, un muro che si rivelerà inconsistente, perché, in fondo, i muri esistono prima di tutto nella nostra mente, basta la volontà per superarli.
Luca Bovio