L’arte d’incassare i colpi
L’attore e sceneggiatore francese Samuel Jouy per il suo esordio alla regia, dopo il cortometraggio Mortels nel 2011, si è avventurato nel mondo dei film di boxe e ha scelto come protagonista Mathieu Kassovitz. Sparring è nato sicuramente dalla passione del regista per i film appartenenti a questo filone cinematografico, ma allo stesso tempo abbandona molti dei clichés che lo caratterizzano. Presentato durante l’ultimo Festival di Locarno Sparring, ancora non distribuito in Italia, è uno dei film selezionati per la rassegna Rendez-vous, Festival del Nuovo Cinema Francese 2018.
Sparring è il racconto di un periodo della vita di Steve Landry, un pugile mediocre di 45 anni, ormai alla fine della sua carriera, con alle spalle 49 incontri dei quali «13 vittorie, 3 pareggi, 33 sconfitte», come ripete con una cantilena dal tono rassegnato ogni volta che gli viene chiesto il suo curriculum. Ma Steve è anche un marito e soprattutto un padre e la sua vita ruota attorno alla sua famiglia e alla routine di ogni giorno, con i problemi per arrivare alla fine del mese e alla più banale quotidianità. Per risolvere i problemi finanziari della sua famiglia e per poter prendere un pianoforte alla figlia maggiore Aurore, Steve si propone come sparring partner per Tarek M’Barek: si tratta di permettere al famoso pugile di allenarsi prendendo e incassando molti colpi.
Sparring inizia mostrandoci Steve di spalle, all’ingresso di un combattimento, una doccia dopo la fatica e il sangue delle ferite: un incipit che potrebbe far pensare al pugile-eroe, ferito nell’animo, dal passato burrascoso, infanzia difficile che ha trovato nella boxe il suo riscatto. Ma Jouy cambia subito registro e dichiara il suo vero intento: raccontare la storia di un uomo, in una fase difficile della sua vita mentre cerca di stare a galla incassando tutti i colpi. Per questo vediamo subito Steve a casa che manda una lavatrice con gli abiti sporchi dell’incontro e che rimbocca le coperte ai figli. Jouy, anche sceneggiatore del film, mette al centro, sin dall’inizio, un tema fondamentale di Sparring: il rapporto padre-figlia tra aspettative, delusioni e fallimenti. Quando Aurore che aspetta con ansia il ritorno del padre dall’incontro gli chiede se ha vinto, Steve con un sorriso le risponde «quasi». Questo rapporto è una delle chiavi per comprendere Steve ed è anche uno degli elementi che ha portato Jouy a realizzare questo film che è nato proprio in un momento difficile della sua vita: come ha dichiarato il regista presentando il film «Mi sono chiesto: cosa si può trasmettere ad un figlio quando si è in un momento di crisi come questo?».
Sparring non è un film sul fallimento, anzi è un film sulla capacità di cadere e di rialzarsi, di resistere e andare avanti e Steve è consapevole di questo perché è andato KO ma ha incassato i colpi e si è rialzato. Arriva per Kassovitz l’occasione di rappresentare personaggio sfortunato ma coraggioso e lui coglie al volo l’opportunità facendo suo il personaggio e riuscendo a restituire l’immagine di un pugile mediocre e sconosciuto che ama la boxe: l’andamento lento e trascinato, come anche è lento e trascinato il modo di parlare a causa delle troppe botte prese nel tempo, sono quelli di un uomo provato ma combattente e consapevole.
Steve non è un eroe, è un uomo e ed è un puglie e non ci sono in Sparring momenti di esaltazione, di rivalsa o di rivincita e Jouy riesce a raccontare, salvo qualche deviazione sul finale, quello che lui definisce «un personaggio che segue con una traiettoria orizzontale».
Sparring ricostruisce un mondo della boxe diverso da quello che potremmo aspettarci: Steve non è l’unico sparrig-partner di Tarek M’Barek, per interpretare il quale è stato scelto il famoso pugile francese Souleymane M’ Baye, ci sono altri due compagni che con lui condividono lo spogliatoio, le frustrazioni e i colpi da incassare. Non c’è violenza fuori dal ring, non c’è nessuna forma di machismo, anzi uno sparring –partner può essere fan di Julien Clerc e descrivere il testo di Partir come poesia.
Jouy è sempre vicino ai suoi personaggi, ai loro corpi, ai volti con la macera che si muove insieme a loro, il volto tumefatto, segnato dai colpi di Steve, il sorriso di Aurore, interpretata da una sorprendete Billie Blain, lo sguardo intenso di Marion, interpretata dalla cantautrice franco-finlandese Olivia Merilahti che è anche autrice delle musiche originali di Sparring. L’attenzione ai dettagli, soprattutto a quelli della vita quotidiana e dei piccoli gesti apparentemente insignificanti riescono a rendere il racconto di Steve e la sua vita nel mondo della boxe, simile a quella di molti pugili nella realtà, credibile e coinvolgente.
Alice Casalini