Il ritorno forzato dei Looney Tunes
Venticinque anni dopo l’uscita del primo film, arriva finalmente in sala il sequel del famoso cult Space Jam. La pellicola del 1996, che vedeva protagonista la leggenda del basket Michael Jordan, è divenuto un lungometraggio storico, amato dai bambini delle generazioni a cavallo degli anni Novante e Duemila, e viene costantemente riproposto sulle reti televisive nazionali almeno una volta l’anno. Basterebbero queste poche osservazioni per descrivere la grandezza dell’opera uscita nelle sale americane e italiane un quarto di secolo fa. Ora Jordan è andato in pensione, e al suo posto c’è uno dei suoi eredi più vincenti: Lebron James. Tocca infatti al divo della NBA raccogliere il testimone lasciato libero dall’ex cestista dei Chicago Bulls. Ma oltre ad un nuovo protagonista, si è reso necessario costruire un sequel partendo praticamente da zero. Cosa che ha portato, inevitabilmente, a lasciare qualcosa di importante per strada. Vista l’epoca in cui viviamo oggi, l’unica soluzione idealmente ragionevole sarebbe stata quella di scaraventare Lebron James all’interno di uno spazio virtuale. Ed è così che nasce il Serververso della Warner Bros, guidato dall’intelligenza artificiale Al-G Rhythm dalle sembianze dell’attore Don Cheadle, dimenticando così i vecchi Monstars. Quello che però dovrebbe essere un film a tema sportivo, si rivelerà essere un vero e proprio viaggio all’interno dell’universo Warner, andando a tributare e a toccare diversi prodotti che hanno reso famoso il marchio, come Games of Thrones, Matrix, il DC Universe e altro.
E i Looney Tunes? Escono da Space Jam – New Legends con le ossa ancora più rotte di quanto già non le abbiano. Purtroppo il fenomeno dei cartoni animati che hanno reso la Warner Bros numero uno del genere, hanno perso molto interesse all’inizio del secondo decennio del nuovo millennio. Bugs Bunny e Daffy Duck, che per anni hanno tirato avanti la baracca, sono sempre più goffi e incapaci di adattarsi allo stile comico che ha fatto ridere intere generazioni di bambini. Space Jam – New Legends nasce dalla necessità infatti di ridare lustro ad una serie di cartoni animati finiti inevitabilmente nel dimenticatoio, ma l’operazione purtroppo, almeno dal punto di vista di chi vi scrive, è risultata fallimentare. James ruba troppo la scena, così come l’antagonista, consegnando così ai Looney Tunes uno spazio troppo marginale rispetto al film del 1996. Il tentativo di risollevare le sorti di un prodotto confezionato male, viene sviscerato attraverso i cameo di personaggi che hanno avuto a che fare con il marchio in passato: i Flintstones, Scooby-Doo e altri. Ci sarà persino un goffo cameo dell’attore Michael B. Jordan, anch’esso confezionato in maniera abbastanza ridicola. Cos’è quindi Space Jam – New Legends? Nient’altro che un’operazione di marketing nei confronti del campione dell’NBA, il quale comunque dimostra discrete tecniche recitative, e un tentativo di risollevare le sorti di un gruppo di cartoni animati che purtroppo ormai sono passati di moda. Tutto ciò è molto spiacevole, perché fino all’avvento degli anni Duemila, Bugs Bunny e company non avevano alcun rivale. Ma andando avanti col tempo, qualche buona idea della concorrenza viene fuori, e l’incapacità di sviluppare storie all’altezza del coniglio grigio-bianco e dei suoi compari li ha esclusi dalla platea che loro stessi avevano occupato per decenni. Space Jam – New Legends potrebbe quindi essere il film che affosserà definitivamente i Looney Tunes, i quali escono da questa pellicola notevolmente ridimensionati.
Passando invece agli interpreti, se abbiamo definitivo discreta l’interpretazione di James, non si può dire lo stesso del collega di set Don Cheadle. L’attore è un lontano parente di quello ammirato nel franchise di Iron Man nel ruolo di War Machine. Persino la breve scena in cui appare all’interno dell’episodio pilota di The Falcon and the Winter Soldier risulta essere migliore dell’interpretazione in questo sequel. Per il resto, si segnala solo la scelta di Lebron James di tenere la famiglia fuori dal set scegliendo una serie di attori per interpretare moglie e figli. Da segnalare la presenza di diversi giocatori di basket dell’NBA, sia uomini che donne, che si sono prestati per un piccolo cameo. L’ultima nota la riserviamo al doppiaggio italiano. Molti dei doppiatori del 1996 purtroppo sono deceduti, altri invece hanno scelto di abbandonare i loro personaggi. Il risultato è un doppiaggio completamente scombussolato e impreparato, vista l’incapacità dei doppiatori di sposarsi letteralmente col cartone che interpretano, salvo un paio di elementi.
Stefano Berardo