Home Festival Altri festival Some Birds

Some Birds

15
0
VOTO: 7,5

Età difficili

Montaggio alternato. Vite parallele, almeno fino a un certo punto. Nella primissima parte di Some Birds (Valami madarak, 2023), il lungometraggio dell’ungherese Dániel Hevér che ha ottenuto il SECONDO PREMIO al Bergamo Film Meeting 2024, scorrono infatti in parallelo due storie.
Da un lato abbiamo un anziano, Béla, il quale in seguito a un piccolo incidente domestico viene spinto dal figlio ad accettare come transitoria una situazione, che forse invece si vorrebbe definitiva, ovvero il ricovero in una casa di riposo. Ad incidere è anche il fatto che quel figlio andato a vivere con la compagna lontano, in Germania, sembra particolarmente attento a non minare il nuovo assetto famigliare e contestualmente a scaricarsi la coscienza, in caso di altri problemi con un genitore così distante, più che a valutare i reali interessi del padre.
Quale ideale controcampo dell’ultrasettantenne e del suo disagio, vi è la vicenda di Zoé, ragazza proveniente da una famiglia monogenitoriale, disfunzionale, che per le sue continue ribellioni è stata condannata a compiere lavori socialmente utili. Siccome tale occupazione deve aver luogo proprio nel moderno ospizio in cui è stato rinchiuso Béla, tra il vecchio e l’adolescente insicura si instaura un rapporto prima di sfida, poi di reciproca solidarietà, infine di complicità e amicizia.

Un altro premio decisamente condivisibile, quello assegnato a Bergamo al lungometraggio Dániel Hevér: senza prodursi affatto in una regia virtuosistica, appariscente, Dániel Hevér riesce sempre a trovare i toni giusti per portare avanti un racconto cinematografico assai emblematico, in quanto capace di far emergere con naturalezza le crepe e i punti di rottura di una società sempre meno empatica, sempre più fredda e distaccata riguardo ai legami affettivi, quindi intimamente malata.
Attraverso le vicende di Béla e Zoé, complementari e connesse tra loro in profondità, emergono poi gli spaccati relativi a due età tradizionalmente difficili, che in codesto quadro sociale possono assumere livelli di drammaticità non indifferenti: la vecchiaia e l’adolescenza. Sì, perché il mondo adulto e delle istituzioni appare troppo indaffarato, troppo ripiegato opportunisticamente su se stesso, per prendersene cura realmente.
L’umanità dei personaggi, anche quelli secondari (la carrellata di vecchietti che risiedono presso la casa di riposo è da sola una miniera di storie e suggestioni davvero impagabili), rende ancora più tangibile una riflessione cinematografica viva, veritiera, che ti scivola poco alla volta nel cuore, fino a quel toccante e malinconico epilogo.

Stefano Coccia

Articolo precedenteChallengers
Articolo successivoSei fratelli

Lascia un commento

Please enter your comment!
Please enter your name here

quattro × 3 =