L’amore fa dei giri immensi e poi ritorna
Mancano una manciate di settimane al taglio del nastro di partenza della 69esima edizione del Festival di Cannes, ma nel cartellone nostrano si fa ancora in tempo a dare spazio a quelle pellicole che si erano fatte apprezzare e premiare nella scorsa edizione. Una di queste è Sole alto, vincitrice del Premio della Giuria nella sezione Un Certain Regard e di altri prestigiosi riconoscimenti nel circuito internazionale, che esce nelle sale italiane a partire dal 28 aprile con Tucker Film. Come si dice: meglio tardi che mai; perché non è mai troppo tardi per recuperare un’opera importante come quella firmata da Dalibor Matanić.
Sole alto racconta l’amore fra un ragazzo croato e una ragazza serba. Un amore che il regista moltiplica per tre volte nell’arco di altrettanti decenni consecutivi: stessi attori ma coppie diverse, dentro il cuore avvelenato di due villaggi balcanici. Le azioni si svolgono tutte negli stessi luoghi, negli stessi villaggi e i due innamorati hanno sempre poco più di vent’anni. Il 1991 è l’ombra scura della guerra, con Ivan e Jelena che vivono un amore allegramente spudorato. Il 2001 è l’anno delle cicatrici che devastano l’anima, dove Ante e Nataša vivono un amore tragicamente mutilato. E infine il 2011 che segna una possibile (impervia) rinascita di un amore affannosamente riconquistato, quello tra Luka e Marija.
Con anima e respiro shakespeariano, Matanić porta sul grande schermo un dramma sentimentale in tre atti che si alimenta di contrasti, simmetrie e metafore. Il tutto serve al cineasta croato per parlare di temi come il perdono, l’accettazione dell’altro, il senso di colpa, l’odio e l’amore. Un magma caldo e incandescente di lava drammaturgica che si riversa sullo script prima e sulla sua trasposizione poi, dando origine un’opera che sa come accarezzare o schiaffeggiare il cuore. Un magma denso di significati e significanti che genera emozioni a profusione.
L’ultima fatica dietro la macchina da presa di Matanić esplora in lungo e in largo l’intero ventaglio di emozioni, anche quelle meno semplici da mandare giù. Sole alto fa parte di quella categoria illuminata di film onesti e sinceri, che non cercano sempre e costantemente il compiacimento e la rassicurazione dello spettatore di turno, al contrario lo costringe a una fruizione attiva e partecipe nei confronti delle storie e dei destini dei personaggi che via via si affacciano sullo schermo. E questo ventaglio di emozioni passa anche e soprattutto attraverso le intense e sofferte interpretazioni di Tihana Lazović e Goran Marković, entrambi bravissimi a triplicarsi in ruoli dalle sfumature caratteriali diverse.
Francesco Del Grosso