Welcome to Cobalt One
Dieci anni fa faceva la sua comparsa sugli schermi Skyline, ennesimo capitolo cinematografico dell’infinita lotta tra gli esseri umani e le creature extraterrestri di turno intenzionate a mettere le proprie zampe sul pianeta Terra, annientando tutti coloro che la popolano. Nel film diretto e prodotto dai fratelli Strause un gruppo di amici doveva trovare il modo di sopravvivere a una forza ultraterrena decisa a assorbire tutta la popolazione. Insomma, nulla di significativo e originale da registrare dal punto di vista del plot e di quelli che sarebbero stati poi gli sviluppi e le conseguenze di una nuova invasione aliena. Già all’epoca in moltissimi, noi compresi, storcemmo la bocca al cospetto di un film che narrativamente e drammaturgicamente riproponeva la stessa minestra riscaldata, seppur con ingredienti efficaci sul piano della messa in quadro e della confezione.
Dunque, non nascondiamo il fatto che la digestione all’epoca non fu delle migliori, tuttavia archiviammo quell’esperienza come uno dei tanti tentativi imperfetti non andati a buon fine di aggiungere un tassello alla causa del filone fantascientifico. Questo per dire che decidemmo di chiudere un occhio davanti a quello che ai tempi considerammo un peccato di gola tutto sommato perdonabile, perché destinato suo malgrado a finire, come tante altre operazioni analoghe, in soffitta a prendere polvere. Per cui mai ci saremmo immaginati di trovarci al cospetto di ben due sequel di quella che ad oggi è diventata una trilogia a tutti gli effetti, con il secondo scelto dai selezionatori del Trieste Science + Fiction Festival per l’apertura della sua virtuale 20esima edizione.
Tre anni or sono ci eravamo lasciati con Beyond Skyline, laddove un detective si imbarcava nella ricerca incessante del figlio rapito da una nave da guerra aliena, entrando in contatto con le sacche della resistenza guidate dal Capitano Rose Corley, un’umana dotata di superpoteri extraterrestri. Quest’ultima è la protagonista di Skylin3s, al timone del quale c’è come nel capitolo precedente quello che era stato lo sceneggiatore di Skyline, ossia Liam O’Donnell. La Corley, infatti, è l’unica persona in grado di contrastare gli invasori alieni, ma necessita di trasfusioni di sangue costanti per fermare il suo accelerato tasso d’invecchiamento. Combattente di lunga data contro gli invasori, Rose è ora in fuga, ma verrà scovata nel suo nascondiglio da alcuni militari e, ancora una volta, arruolata per combattere. Gli ibridi tra umani e alieni – che costituiscono la maggior parte della popolazione terrestre – stanno per cadere sotto il controllo alieno. Rose, inviata in missione nella nave madre aliena, avrà solo 72 ore di tempo per salvare l’umanità.
La sinossi di questo terzo atto è sufficiente a mettere in evidenza quale sia la sostanziale virata rispetto a quello inaugurale, virata che però ha finito per quanto ci riguarda ad affossare ulteriormente le aspettative di ripresa della saga. In Skylin3s si assiste alla mutazione genetica definitiva del progetto attraverso un processo di ibridazione che ha portato l’autore a mescolare senza soluzione di continuità i generi, Innestando nell’ossatura della Space Opera dosi di azione (persino conflitti marziali), dramma e horror, che consegnano allo spettatore di turno un film d’intrattenimento a buon mercato che prende una volta per tutte le distanze da quello che si era visto in Skyline. Un cocktail che a conti fatti genera una maionese impazzita che chiama in causa, una volta che la squadra guidata da Rose approda sul pianeta ostile di Cobalt One, tanto Starship Troopers quanto Pitch Black, con tutte le conseguenze che un simile incrocio può provocare. E il risultato in effetti è da dimenticare, in primis per l’evidente pigrizia di una scrittura che non cerca mai strade alternative al già codificato, al contrario lo cavalca e lo asseconda fino a partorire uno Sci-Fi in salsa action privo di sussulti degni di nota se non nella scena dell’imboscata nelle lande desolate di Cobalt One. Ma davvero troppo poco per sperare di risollevare le sorti di prodotto che al netto delle mancanze e dei limiti dello script, mostra evidenti crepe anche sul piano tecnico, con gli effetti speciali che appaiono sempre al limite dell’artigianato, fatta eccezione per la scena dell’ammaraggio dell’astronave madre nella quale i responsabili dei VFX sembrano essersi impegnati a sufficienza per generare immagini di discreto impatto. Differente il discorso per la resa degli alieni che, specialmente nelle sequenze di combattimento corpo a corpo, sembrano essere stati presi in prestito dai pupazzoni cattivi dei Power Rangers.
Ora non sappiamo se la saga avrà o no un quarto capitolo, ma per quanto ci riguarda ne abbiamo davvero abbastanza e speriamo che Skylin3s metta una volta per tutte la parola fine a qualcosa che avrebbe dovuto chiudersi già dieci anni fa, ma al quale sciaguratamente si è deciso di dare una seconda e persino una terza chance.
Francesco Del Grosso