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Sky Rojo

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VOTO: 8.5

Donne arrabbiate in fuga

Tra la fine degli anni Sessanta ed i primi anni Settanta si diffuse un tipo di cinema definito d’exploitation. Caratterizzato da una bassa qualità generale divenne noto soprattutto per l’esplicita mostrazione di scene violente e di sesso. Nel corso degli anni Novanta fu riscoperto divenendo oggetto di culto ed ispirazione per una nuova generazione di registi; tra questi Quentin Tarantino, che ha sempre dichiarato la sua ammirazione per quel tipo di cinema. Nella schiera di ammiratori possiamo forse annoverare anche lo sceneggiatore spagnolo Alex Pina, creatore, insieme a Esther Martinez Lobato, per Netflix di questa Sky Rojo, serie che molto ricorda del cinema d’exploitation.
Già creatore di altre serie di successo come La casa di carta e Vis a vis – Il prezzo del riscatto, Pina si conferma specialista dell’azione adrenalinica e dei colpi di scena in questo suo nuovo lavoro; al centro del quale troviamo tre prostitutite di un bordello di Tenerife che sfuggono al protettore dopo un violento litigio. Molto carica, fin da subito l’opera riporta alla mente quel modo di fare cinema e, soprattutto, lo stile agile e veloce dei film di Russ Meyer, tanto per restare in tema di exploitation.
Il tono da b-movie permette, inoltre, di alleggerire una storia altrimenti drammaticissima e le dona una forma scorrevole e ritmata. Già, perché la serie è brutalmente sincera nel mettere in scena il dramma della cronaca sullo sfruttamento della prostituzione e la violenza sulle donne. Ogni personaggio pare pensato per creare un dibattito su tale argomento. In particolare le tre protagoniste, delle quali quella che resta più impressa è la Wendy di una energica ed espressiva Lali Esposito nonostante la magnetica presenza della Coral di Veronica Sanchez, si fanno portatrici ognuna di un diverso vissuto e rappresentazione di una delle tante forme che la violenza di genere può assumere. Gli uomini non ne escono bene, nonostante ad alcuni di essi venga concessa qualche attenuante. Si tratta di un’opera fortemente femminista che, celandola sotto una patina di colore ed umorismo, porta avanti una forte critica sociale; ed è forse la scelta più saggia. Senza quegli elementi di alleggerimento che la veste exploitation conferisce, in teatro lo chiamerebbero “sollievo comico”, sarebbe altrimenti ai limiti del tollerabile il carico di violenza e dolore che la storia porta con sé. Mai come in questa occasione è sembrato opportuno il riferimento alla locuzione latina del “miscere utile dulci”, che viene spesso usata per spiegare il concetto estetico-pedagogico dell’”ammaestrare dilettando”. Perché questo fanno gli autori di Sky Rojo. Attraverso una serie d’intrattenimento, solo in apparenza superficiale e leggera, ci introducono ad un argomento attuale e forte che solo una voluta ingnoranza e colpevole superficialità ci permettono di ignorare. Siamo tutti, in diverso grado, colpevoli e responsabili per queste donne finite all’angolo e che cercano solo di essere libere e felici.

Luca Bovio

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