Una frizzante commedia sentimentale
Single ma non troppo, nelle sale dall’11 febbraio, è un film corale ambientato nella Grande Mela di New York – la “città che non dorme mai” – nella quale un gruppo di single è, chi alla ricerca dell’anima gemella, chi invece alla strenuamente alla ricerca di nuovi partner al fine di mantenere il suo status di “celibe”.
La protagonista assoluta è Alice (interpretata da Dakota Johnson che abbiamo visto recentemente in Black Mass), che dà avvio al film con la separazione dal suo fidanzato, il “bravo ragazzo” Josh (Nicholas Braun) ed i conseguenti cambiamenti successivi alla fine di una relazione: la nuova casa, il nuovo lavoro e le nuove amicizie tra cui quella con l’irruente Robin (Rebel Wilson) portabandiera dei “Single per scelta” e con Tom il gestore di un bar (Anders Holm) amante delle relazioni “non stabili”. Sullo sfondo si muovono Meg (Leslie Mann) sorella di Alice – anch’essa ovviamente single – ginecologa che sogna di avere un bambino e ricorre all’inseminazione artificiale; il di lei “amante” Ken (Jack Lacy) che invece sogna di avere una relazione stabile; Lucy (Alison Brie) assidua frequentatrice del bar di Tom perché gli «scrocca il wi-fi» ed esperta di social network per la ricerca dell’anima gemella ma dalle quali finisce per avere sempre scottanti delusioni.
Il film parte molto male con volgarità gratuite, tra cui l’erezione smodata di Tom dopo due minuti dall’inizio della pellicola, e la presentazione del personaggio di Robin che dovrebbe essere il personaggio comico del film ma che risulta essere sgradevole ed antipatico dopo pochissimo. Nell’introduzione c’è un’invadenza della macchina da presa a spalla che risulta poco funzionale e “fastidiosa”
Inizialmente, il regista tedesco Christian Ditter, qui alla sua prima prova hollywoodiana, sembra voler strizzare l’occhio a Robert Altman e alla sua maestria nel dirigere tanti personaggi in un solo film, ma siamo ben lontani dai livelli del maestro. Tuttavia dopo un avvio, appunto, non molto felice Single ma non troppo riesce pian piano a trovare la sua giusta dimensione e, nel momento in cui si misura con il modello della sit-com americana How I Meet Your Mother – ed abbassa quindi le pretese – risulta un film molto gradevole e meno demenziale di quanto aveva dato ad intendere inizialmente. La trama si dipana in varie storie d’amore, più o meno intrecciate fra i vari protagonisti, lunghe o brevi che siano, con un gusto divertente ed un garbo notevole. Vari sono i momenti degni di nota del film, come ad esempio la “Teoria dell’anima gemella” di Alice che viene spiegata con l’ausilio delle noccioline, o i divertenti scambi di battute fra Meg e Ken durante il loro primo incontro.
Anche i protagonisti diventano tutti più simpatici, man mano che il film va avanti, soprattutto la protagonista Alice, ed anche Robin regala qualche momento di Ilarità (come ad esempio la scena nella sauna).
Ditter non ha il tocco che Nancy Meyers da alle sue romcom (è lei il vero emblema dei feelgood movies con i suoi What Women Want, Tutto può succedere, L’amore non va in vacanza). C’è da dire che Ditter non aveva fra le mani neanche i cast che può permettersi la Meyers (con i vari Nicholson, DeNiro, Streep, Hathaway…) e tutto sommato con il suo Single ma non troppo riesce nel tentativo – tutt’altro che facile – di mantenere un buon equilibrio tra il politically incorrect ed i buoni sentimenti che rientrano nelle regole dei film di genere sentimentale. Il risultato è che è riuscito a fare un film piacevole e divertente, senza troppe pretese, che va benissimo per passare una serata spensierata. Il che non è assolutamente poco.
Alessio Cacciapuoti