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Short Skin

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VOTO: 8

Una boccata d’aria fresca per il cinema italiano

Arriva un po’ di aria fresca nel cinema italiano, visto che tra le nuove uscite cinematografiche è previsto per il 23 aprile il primo lungometraggio del fiorentino Duccio Chiarini. Il film, intitolato significativamente Short Skin – I dolori del giovane Edo,  racconta la storia del diciassettenne Edoardo, che sin da piccolo soffre di una malformazione al prepuzio che lo rende timido e insicuro con le ragazze. Più il sesso rappresenta un problema per il giovane, più intorno a lui tutti sembrano parlare solo di sesso: amici, genitori e persino la sorellina Olivia, tutta impegnata a trovare un partner sessuale per il suo cane. Nel frattempo il giovane cuore di Edo è votato a Bianca, la vicina di casa arrivata come ogni anno da Milano per le vacanze. “L’idea di questo film è sempre stata quella di raccontare la fragilità e le debolezze del sesso maschile troppo spesso rappresentato facendo solo riferimenti agli stereotipi del machismo – dice Duccio Chiarini – La problematica sessuale vissuta da Edoardo doveva essere solo uno strumento narrativo per raccontare un passaggio all’età adulta più intimo e profondo”. Il regista riesce nel suo intento e con estrema delicatezza racconta le fragilità di quest’adolescente. La maturazione sessuale rappresenta un importante rito iniziatico e la difficoltà o, come in questo caso, la totale impossibilità di Edoardo ad avere rapporti sessuali rappresenta un ostacolo doloroso nell’affermazione del proprio ‘Io’ nella società. Edoardo, nonostante le sue preoccupazioni, ha grande difficoltà ad avere un dialogo con i suoi genitori, troppo impegnati ad assumere comportamenti adolescenziali per prestare attenzioni all’umore del proprio figlio. In questa parentesi si scorge un aspro rimprovero del regista nei confronti dei genitori di oggi. Se un tempo il genitore era la guida attenta del figlio, oggi è poco più adulto di lui; perciò viene a mancare la naturale trasmissione della saggezza derivata dagli anni di esperienza maturati in questo mondo. Mancando una guida, il figlio si chiude in se stesso e cerca di risolvere autonomamente ogni suo problema, di certo aggravandolo.  “Le storie secondarie, in questo film, rappresentano la crescita di Edoardo e, soprattutto, il cambiamento del suo sguardo sulle cose, il suo arrivare a prendere consapevolezza della complessità delle relazioni umane soprattutto quando hanno a che fare con il sesso”, dice il regista. Edoardo, infatti, ha uno sguardo ingenuo e cattura lo spettatore nel suo mondo fatto di timidezza e insicurezza. Chi guarda comprende il disagio del protagonista e ne entra in empatia con estrema tenerezza. Nel film tutto accade con naturalezza, senza impalcatura o costruzioni farraginose. Chiarini ha costruito un film privo d’impalcature, che mostra uno spaccato della società e un passaggio importante della vita, scansando il tipo di sceneggiatura melensa cui è abituato il cinema italiano e mirando al punto, con la stessa decisione con cui l’empatia dello spettatore abbraccia le problematiche sessuali del protagonista.

Federica Bello

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