La verità è relativa
In un sussulto di assolutismo riteniamo che la verità possa essere una e una soltanto. Eppure, basta chiedere a qualunque giornalista per sentirsi dire che di una storia ci sono sempre due versioni. La verità, dunque, a conti fatti non pare essere un concetto monolitico. Un approccio che ritroviamo anche nella miniserie inglese Shardlake, disponibile su Disney+. Per la regia di Justin Chadwick, regista britannico specializzato in pellicole di ambientazione storica, e la sceneggiatura di Stephen Butchard, noto soprattutto per il suo lavoro con la serie The Last Kingdom, l’opera adatta il primo romanzo di C.J. Samson con protagonista l’avvocato Matthew Shardlake. Ambientato nell’Inghilterra del XVI° secolo, durante il regno di Enrico VIII, ha come sfondo la dissoluzione dei monasteri inglesi iniziata nel 1536. Il protagonista, appunto, viene incaricato da Thomas Cromwell di avviare il processo a partire dall’abbazia benedettina di San Donato a Scarnsea. La missione svelerà una rete di oscure trame. Appartenente al genere del giallo storico, la miniserie è molto ben realizzata, presenta una messa in scena curata e a tratti sontuosa. Inoltre, la scuola attoriale inglese risulta ancora una volta capace di formare interpreti di alto livello. Sean Bean come Cromwell è una chicca e il protagonista Arthur Hughes risulta credibile e abile nel mettere in scena le contraddizioni e la personalità di un personaggio sfaccettato. La regia di Chadwick risulta sempre attenta e ben dosata, senza virtuosismi fini a sé stessi ma sempre complementari a favorire un linguaggio cinematografico scorrevole. Ciò nondimeno, il fulcro dell’opera non sembra essere la ricostruzione di un fondamentale pezzo di storia inglese. Il vero centro tematico sembra piuttosto essere il concetto di verità. E non tanto la verità della trama gialla, che pure risulta portante, quanto il rapporto che i vari personaggi hanno con la verità. Se Shardlake, almeno all’inizio, si dichiara un fautore della verità in quanto tale, man mano che la storia procede dimostra di essere flessibile e di comprendere ciò che molti di coloro con cui si rapporta testimoniano: la verità è soprattutto un punto di vista, qualcosa da adattare alla propria convenienza. Ognuno a suo modo, gli altri personaggi forniscono al protagonista un esempio di come la verità assoluta sia un concetto teorico piuttosto che fattuale. Una lezione che l’avvocato non tarda ad introiettare ed applicare, dimostrandosi così capace di muoversi in un mondo retto soprattutto dalle convenienze personali e dagli interessi di parte. Pur non essendo una serie filosofica, Shardlake offre, dunque, una dimensione di introspezione etica e morale, per quanto subordinata all’impianto spettacolare, che la pone al di sopra della media dei prodotti affini. Nel suo rifiuto di una facile morale binaria e con i suoi personaggi imperfetti e pieni di ombre, ci offre uno spaccato realistico della natura umana, valido tanto nel 1536 quanto lo è oggi.
Luca Bovio