Attenti a quei (soliti) due!
C’è davvero di che rallegrarsi del ritorno cinematografico dei “folli” amici Lloyd e Harry, sempre impegnati in una frenetica gara all’ultima deficienza? Anche in caso di pareri contrastanti bisogna ammettere che pure in questo Scemo & + scemo 2 i motivi di interesse non mancano. Sono trascorsi vent’anni ed è un fatto inoppugnabile. Lo dicono i volti, i corpi dei protagonisti, Jim Carrey e Jeff Daniels. Poi quelli degli interpreti di contorno, in primis Kathleen Turner. Lei era l’irresistibile femme fatale di Brivido caldo (1981) di Lawrence Kasdan. Bobby e Peter Farrelly – ovviamente confermati in regia in quanto padroni del gioco e dei suoi meccanismi – si muovono abilmente in questo cortocircuito extra-diegetico: il tempo è passato attorno a loro, ma la coppia è rimasta fondamentalmente identica a se stessa. L’effetto collaterale non è di poco conto, dato che da un punto di vista generale, almeno rispetto al prototipo, si è persa l’effervescenza ribalda e spensierata delle varie gag per lasciare il posto ad una certa consapevolezza del tic-tac biologico. Si scherza (per esorcizzarla?) anche sulla prossimità della morte e i momenti comici si fanno in tutta evidenza più “riflessivi”, forse proprio per tale motivo meno divertenti. Almeno di fronte allo sguardo di coloro che ricordano con sufficiente chiarezza i toni del primo capitolo. Una metamorfosi che riguarda pure il cinema dei fratelli Farrelly, già da qualche tempo assai meno scorretto e ad uso famigliare rispetto ai fasti degli esordi. In questa loro ultima fatica, tanto per fare un esempio, i sottintesi sessuali sono praticamente inesistenti. A teorizzare su una possibile sovrapposizione simbolica tra Lloyd e Harry ed i fratelli Farrelly ci sarebbe materiale utile per una tesi di laurea controcorrente, volendo…
Anche il plot, assai più importante di quanto non possa apparire ad una prima occhiata, si adegua perfettamente all’andamento generale. Già nel prologo si comprende bene come Lloyd e Harry abbiano vissuto questo lasso temporale in una sorta di stand-by, con il primo a fingere un non motivato stato catatonico ed il secondo a prendersi cura di lui in quanto migliore amico. La sfida a colpi di scherzi reciproci, di pesantezza tanto variabile quanto incosciente, non si è dunque mai interrotta, proseguendo per il resto di Scemo & + scemo 2. Seguiranno – sempre con il beneficio del dubbio – urgenti trapianti di reni, una paternità presunta (per chi dei due?) e ovviamente il tema (p)regnante dell’amicizia resistente all’usura del tempo ad aleggiare su tutto. Argomenti sui quali è ampiamente possibile sorridere, certo. Ma sino ad un certo punto. Perché nel chapter two prevale appunto più lo spaesamento generale, sia dentro che fuori il film. Se in Scemo & più scemo del 1994 infatti la coppia prendeva in mano la situazione in una serie di contesti che ovviamente sfuggivano alla loro capacità di comprensione, nel sequel fa capolino una sorta di rassegnazione, di abbandono al flusso degli eventi. Della serie noi – Lloyd e Harry, ma pure tante altre autentiche persone fatte di carne e sangue, sparse per il globo – siamo fatti così: la nostra (geniale) stupidità non riuscirà probabilmente a cambiare il mondo ma nemmeno il mondo riuscirà mai a cambiare noi. Una “filosofia” di fondo che continua a non mostrare l’ombra di una crepa. Tanto più che i Farrelly, nell’ultima beffa sui titoli di coda, danno appuntamento agli adepti della saga per il 2034. Cioè tra altri vent’anni da ora, dando implicitamente per scontato che solo chi vivrà riuscirà a vedere o non vedere il presumibile bluff. Ridendo, cosa assai più importante, sopra, dietro e tangenzialmente, a tutto il resto.
Daniele De Angelis