Fortunato e difficile incontro tra il freddo Nord ed il calore del Sudest asiatico
La retrospettiva dedicata alla regista danese Frederikke Aspöck, nella sezione Europe Now! della 42ma edizione del Bergamo Film Meeting è quella che maggiormente ha colpito la nostra redazione; dal mediometraggio Sheep ai cortometraggi Happy now e Moving on, sino ai lungometraggi Labrador, Empire e Rosita. La Aspöck filtra attraverso il suo occhio sensibile tensioni e vulnerabilità dei suoi personaggi, raccontando una Danimarca autentica e meno conosciuta al di fuori dei confini nazionali, come il colonialismo danese nelle Indie Occidentali o la reale condizione della donna, vittima spesso della misoginia intrinseca dell’uomo danese, o ancora l’immigrazione per matrimonio dai Paesi del Sudest asiatico, come le Filippine. Il tutto visto attraverso gli occhi dei suoi personaggi, raccontato quindi in modo intimo e profondo, non da spettatore esterno ma piuttosto partecipe delle emozioni e dei sentimenti dei suoi protagonisti.
Rosita è una giovane donna filippina arrivata in una piccola città di pescatori nel nord della Danimarca per sposare Ulrik, austero vedovo di mezza età con due figli ormai adulti, cui manca l’amore e la tenerezza di una compagna. Lei non parla danese, lui non conosce l’inglese; le difficoltà di comunicazione vengono mediate dal figlio più giovane Johannes, che vive ancora nella casa familiare nonostante abbia uno stabile rapporto con Maja che potrebbe sfociare in una naturale convivenza. Ma la vicinanza di età, la facilità con cui i due si comprendono e la naturale attrazione, mettono in crisi Rosita, combattuta tra testa e cuore, e finiranno per sfociare in una competizione fisica tra padre e figlio che porterà Johannes ad assumersi la responsabilità della propria vita.
Ancora una volta, appare evidente la caratteristica principale del cinema della Aspock: la tensione tra le parti in gioco, i confronti serrati tra i suoi protagonisti, che sono autentici e complessi nella loro umanità, mentre la realtà di una Danimarca vera e misconosciuta viene raccontata con tratti di ironia mista a cupezza ed una profonda sensibilità rispetto ai personaggi, che sono di finzione eppure assolutamente genuini, grazie ad una regia attenta ai piccoli particolari ed alla naturalezza degli attori protagonisti. L’imbarazzo di Rosita e Ulrick sotto le lenzuola, la scena di sesso di Johannes e Maja nel bagno di un bar, la crescente tensione fisica tra Johannes e Rosita, le gioiose riunioni delle “mogli filippine” a base di musica e risate, tutto è descritto con spontaneità e genuinità, mostrando, di fondo, le difficoltà relazionali in Danimarca (ma dal valore universale) tra uomo e donna, tra uomini riservati e misogini (i commenti dei pescatori sulle mogli filippine ne sono un chiaro esempio) e donne forti ed indipendenti. La dolcezza di Rosita (e delle spose per corrispondenza in generale) stempera quella rigidità di clima che si rispecchia nell’anima dell’uomo danese, portando calore nella vita di Ulrik e passione nel cuore di Johannes. Due culture a confronto, che trovano nel loro incontro un equilibrio profondo e duraturo.
Michela Aloisi