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Robe of Gems

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VOTO: 7,5

Niente è più come prima

Dopo aver lavorato come montatrice per autori del calibro di Amat Escalante, Lisandro Alonso e Carlos Reygadas, del quale è anche compagna nella vita, Natalia López Gallardo ha deciso di passare dietro la macchina da presa scrivendo e dirigendo di proprio pugno Robe of Gems. Lo ha fatto dopo avere assaporato il gusto irresistibile del set come co-autrice e co-protagonista di Nuestro tiempo del già citato Reygadas. Un esordio alla regia che è partito subito nel migliore dei modi con la vittoria dell’Orso d’Argento Premio della Giuria alla 72 edizione della Berlinale lo scorso febbraio, laddove è stato presentato in anteprima mondiale. L’onore invece di ospitare la pellicola per la sua prima e speriamo non ultima apparizione pubblica su uno schermo italiano è toccato a Oltre lo specchio, kermesse milanese dedicata alla varie sfumature del cinema di genere che l’ha inserita nella lista dei titoli in concorso alla quarta edizione.
La pellicola è un dramma d’autore vestito da crime che si sporca le mani affondandole in un tema scomodo come quello dei rapimenti e degli omicidi in Messico a scopo di estorsione. Se Gregory Nava in Bordertown aveva acceso i riflettori sulla vera storia delle numerose donne messicane assassinate a Ciudad Juárez, la López prova ad accenderli su quest’altra piaga. Per farlo ci porta al seguito di Isabel e della sua famiglia che prendono possesso della villa di sua madre nel Messico rurale, dove si riconnettono con la loro collaboratrice domestica di lunga data Mari. Ma le cose non sono mai state le stesse da quando la madre di Isabel se n’è andata. Un tempo così ben curata, la casa è ora spoglia e trascurata. Isabel e suo marito si stanno separando e i loro figli sono sempre più preoccupati per loro. La scomparsa della sorella di Mari ha messo in pericolo la sua famiglia e l’ha costretta a impegnarsi in attività criminali con Adan, il figlio di un poliziotto locale. Isabel decide di intraprendere una missione pericolosa, trascurando i suoi stessi figli, così come l’avvertimento della sua governante che non capisce come funzionano le cose nelle regioni più povere del Messico.
La montatrice e regista boliviana alza subito l’asticella firmando un film complesso e stratificato sia dal punto di vista narrativo che tecnico. Robe of Gems è in tal senso figlio, vuoi o no, consciamente o inconsciamente, delle collaborazioni e delle esperienze artistiche della sua autrice. Vendendo scorrere le immagini sullo schermo, analizzandone la forma e il contenuto, si riconoscono in essi le influenze dei lavori dei cineasti che l’autrice ha affiancato in questi anni, in particolari dei colleghi messicani Escalante e Reygadas. Tracce, queste, che diventano via via sempre più riconoscibili ed evidenti con il progredire della timeline. Il ché ha da una parte dato sostanza e solidità all’opera, indicandole la strada da percorrere per trovare una sua compattezza strutturale e un approccio visivo coerente, dall’altra ha evidenziato il bisogno della López di appoggiarsi a delle basi per portare a termine questa prima esperienza da regista. L’impronta di quelli che rappresentano al momento dei punti di riferimento ai quali affidarsi possono risultare invasivi, impedendole di fatto di abbozzare uno stile personale e di restituire al pubblico una propria voce distinta. In tal senso, ci auguriamo che la possa trovare al più presto, perché le premesse per farlo ci sono tutte.
Nel frattempo, la López segue alla lettera le lezioni dei suoi maestri, sposandone in pieno poetica, estetica e approccio narrativo. Nel suo Robe of Gems mescola senza soluzione di continuità realismo, sogni e metafore. Questi tre piani s’intersecano e arrivano persino a sovrapporsi, spesso azzerando la linea sottile che li divide. Il tutto incastonato all’interno di un racconto frammentato, che fa della mancanza di linearità e di connotazioni temporali il modus operandi del narrare. Narrazione che si tramuta in immagini, suoni e parole attraverso un approccio formale assai rigoroso, dove ogni inquadratura dal punto di vista della composizione è studiata e curata. Squisitamente fotografato da Adrián Durazo, Robe of Gems ha nell’uso chirurgico dei piani sequenza, dei long take e dei time-lapse la punteggiatura perfetta per accompagnare un modo di raccontare una storia mai banale.

Francesco Del Grosso

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