Memoria e vendetta
Atom Egoyan, regista de Il dolce domani (1997), Il viaggio di Felicia (1999) e False verità (2005), presenta in Concorso alla 72esima Mostra del Cinema di Venezia Remember, storia di un vecchio ebreo di nome Zev (Cristopher Plummer) affetto dai primi sintomi dell’Alzheimer il quale, aiutato da una lettera del suo amico e compagno d’ospizio (Martin Landau) intraprende un viaggio alla ricerca di quei nazisti che ad Auschwitz sterminarono le loro rispettive famiglie. Con una trama siffatta, è quasi impossibile non accostare Remember a Memento (2001) di Christopher Nolan (per quanto riguarda il tema della memoria e il supporto insostituibile offertole dalla parola scritta) e in particolar modo a This Must Be The Place (2011) del nostro Paolo Sorrentino, che affrontava la stessa tematica di vendetta ebraica, la quale, dato il riscontro complessivamente positivo incontrato da Remember durante le proiezioni del Festival, sembra essere ancora in grado di suscitare pubblico fascinazione ed interesse negli spettatori. Ma la specificità di Remember rispetto alle pellicole sopracitate risulta evidente quando si considera l’attenzione particolare che il lungometraggio di Egoyan riserva al tema della vecchiaia, che viene sviluppato con toni delicati anche se talvolta al limite dello stereotipo. Il personaggio di Zev finisce comunque per ispirare tenerezza e compassione: particolarmente efficaci in questo senso sono le scene in cui chiama a vuoto il nome della moglie morta poche settimane prima, e del cui decesso si ricorderà (grazie alla lettera) ogni volta con grande sofferenza.
Ma malgrado questa ed altre note di merito (le magistrali interpretazioni di Plummer, Landau e Dean Norris nel ruolo di un poliziotto nazista, un ritmo spedito che assicura l’intrattenimento ed un finale pressoché imprevedibile), l’impressione che lascia Remember è quella di un prodotto furbo e calcolato sotto ogni suo aspetto, che approfitta di una materia particolarmente stimolante per lo spettatore medio (quella appunto della vendetta ebraica) per escogitare colpi di scena esplosivi ma poco credibili nella loro ricercatezza, e che quindi non riescono ad andare oltre al mero sensazionalismo: l’uccisione del poliziotto nazista da parte di Zev si è guadagnata applausi scroscianti durante la proiezione stampa, ed il suo intento non sembra davvero andare oltre una mera reazione di sbigottimento. Infarcito di dialoghi scontati e melodrammatrici, spesso pronunciati da personaggi bambini creando un effetto di inverosimiglianza (si pensi alla scena del viaggio in treno o a quella nella stanza d’ospedale), Remember procede senza quei guizzi di sceneggiatura e di regia che gli avrebbero permesso di dedicare ai temi adottati il meritato approfondimento; e viene il sospetto che tanto quello della memoria (di se stessi e degli altri) quanto quello della vendetta non fossero altro che premesse necessarie per assicurarsi il consenso del pubblico.
Al di là della nostra reazione parzialmente scettica, Remember è riuscito a mettere abbastanza d’accordo critica e pubblico, e a conti fatti risulta essere tra quei film concorso che potrebbero aggiudicarsi il Leone d’Oro.
Ginevra Ghini