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Raffaello – Il Principe delle Arti in 3D

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VOTO: 3

Non sempre il 3D aggiunge profondità

Raffaello Sanzio nacque a Urbino nel 1483 e morì a Roma nel 1520 all’età di soli 37 anni. E questo lo sappiamo.
Tra le opere più note di Raffaello, possiamo menzionare senza dubbio “La Trasfigurazione”, “La Madonna del Cardello”, “Il Trionfo di Galatea” o le famose stanze Vaticane, il grande progetto cominciato nel 1509 e proseguito finché rimase in vita. E questo lo abbiamo letto nei libri di storia dell’arte.
Ciò che non potremo mai sapere, se non consultando qualche esperto storico, è come viveva la sua arte Raffaello. Cosa provava mentre dipingeva, come si è dinamizzata la sua rivalità con Michelangelo; quali emozioni lo avranno assalito quando è stato chiamato dal Papa ad affrescare le sue stanze. Sensazioni che possiamo intuire, ma per provarle sulla nostra pelle grazie a quello spirito di immedesimazione che solo i bravi attori sanno suscitare, dovremmo vedere un film sulla sua vita.
Poi andiamo a vedere la Nottola e scopriamo che, nemmeno a farlo apposta, Sky, in collaborazione con i Musei Vaticani e Nexo Digital, sta per proiettare, nelle più grandi sale italiane, la storia di Raffaello in 3D! Roba da non credere…così avremo modo finalmente di scoprire la sua vita “dietro le quinte” e di venire a conoscenza di tutto ciò che si celava dietro le meravigliose opere arrivate ai giorni nostri!
Così chi fino a ieri camminava a bocca aperta per la Sala 66 degli Uffizi, o con la testa per aria fra le Stanze dei Musei Vaticani, potrà finalmente vedere, e magari esperire personalmente, attore e regia permettendo, cosa accadeva durante quelle ore di duro lavoro: pensieri, paure, momenti di esitazione… Un arricchimento che solo un film può offrire, raccontando scena per scena la vita di un grande artista – quella vera! – e magari mostrando che un vero talento, se non è alimentato da una buona dose di sale e sudore, rischia di spegnersi come la fiammella di un fuoco che non viene alimentato.
Tuttavia, dopo aver assistito alla proiezione di Raffaello – Il Principe delle Arti in 3D, il condizionale diviene d’obbligo, poiché, nonostante il successo dei precedenti Firenze e gli Uffizi 3D e Musei Vaticani 3D, il lungometraggio non racconta assolutamente nulla della vita di Raffaello. O, per essere precisi, di aneddoti ne racconta, ma senza andare mai oltre il puro nozionismo, riducendosi a una carrellata di immagini rappresentanti i suoi splendidi quadri, resi peraltro posticci da quell’inutile effetto 3D, accompagnate dalle prolisse descrizioni di Antonio Paolucci (direttore dei Musei Vaticani sino al 2016), Vincenzo Farinella (professore associato di Storia dell’Arte moderna alla Normale di Pisa) e Antonio Natali (Storico dell’Arte e direttore della Galleria degli Uffizi sino al 2016).
Una puntata di Quark senza Piero Angela, in altre parole, senza nulla togliere allo storico conduttore che, anzi, in un documentario come questo – perché di documentario trattasi – fa sentire la propria mancanza.
Verrebbe da chiedersi, allora, perché tanto clamore? Perché tanta pubblicità? Perché le pagine dei Social Network sono tappezzate di locandine e post di quello che poi si rivelerà nient’altro che un documentario, che potevamo serenamente guardare seduti sul divano di casa nostra con la pacata voce di Piero Angela di sottofondo?
Raffaello il Principe delle arti in 3D altro non è che il risultato delle strategie di marketing che stanno costruendo intorno all’arte e che la rendono un semplice mezzo con cui fare business supportato dalla spietata macchina della pubblicità, incapace di distinguere un dentifricio da un quadro. Un appiattimento culturale mascherato da volontà di recupero, attraverso l’apprezzamento estetico e la ricerca del bello, scevro, però, da quella profonda ricerca che, da sempre, accompagna gli artisti nel momento in cui danno vita ai loro capolavori: la ricerca sull’essere umano, sul suo essere al mondo.
Un porsi domande veicolato allo spettatore attraverso l’opera d’arte, che lo spinge a porsene altrettante e a cercare, insieme, ciò che li spinge a rappresentare la realtà in questo o in quel modo, usando linee piuttosto che colori; pennellate piuttosto che puntini; figure astratte piuttosto che minuziose riproduzioni della realtà.
Verrebbe da spendere qualche parola sugli attori principali, Flavio Parenti nei panni di Raffaello e Angela Curri nei panni della Fornarina. Ma per evitare una critica troppo spietata, è meglio sorvolare su questo dettaglio.

Costanza Ognibeni

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