L’infanzia rubata
Una storia che racconta con grande delicatezza il tema dell’Olocausto. Il quarto lungometraggio della regista tedesca Caroline Link, vincitrice di un Oscar per il miglior film straniero nel 2001 per Nowhere in Africa, dal titolo Quando Hitler rubò il coniglio rosa, è tratto dall’omonimo romanzo di Judith Kerr, scritto nel 1971 ed edito da Rizzoli. Il film, sceneggiato dalla stessa Link insieme ad Anna Bruggemann, ripercorre la fuga dalla Germania di un’agiata famiglia ebrea alla vigilia della presa di potere del nazionalsocialismo.
La storia ruota attorno a una famiglia di origine ebraica che vive in una Berlino del 1933. Quando Hitler sale al potere, inizia un lungo calvario per le persone di religione ebraica, costrette a scappare dai nazisti e a rifugiarsi in un posto sicuro. Per la piccola Anna (Riva Krymalowski), Max (Marinus Hohmann) e i loro genitori Arthur (Oliver Masucci) e Dorothea (Carla Juri), inizia un lungo peregrinare per l’Europa per sfuggire alle persecuzioni naziste.
Raccontare un tema difficile come quello della persecuzione degli ebrei è sempre un’impresa ardua, poiché si tratta di raccontare una delle pagine più tragiche della storia, seppur di film che affrontano questa tematica ce ne sono tanti, basti citare Il bambino con il pigiama a righe, Il figlio di Saul, Un sacchetto di biglie, solo alcuni fra i tanti titoli usciti negli ultimi anni. Ma in quest’opera, che ripercorre la drammatica infanzia della Kerr, sembra mancare il giusto coinvolgimento che porta lo spettatore a empatizzare con i personaggi, forse anche a causa di un eccessiva descrizione del mondo infantile, non riuscendo a descrivere pienamente gli eventi che hanno condizionato la storia durante la Seconda Guerra Mondiale. Mancano gli avvenimenti importanti che finiscono con il passare in secondo piano, concentrandosi prevalentemente sul rapporto della piccola protagonista con la sua famiglia. La meravigliosa fotografia di Bella Halben ci mostra delle immagini mozzafiato delle Alpi Svizzere e la cura della scenografia ci immerge nell’atmosfera della Germania degli anni Trenta. Quel che si evince fin dalla prima inquadratura dell’opera è quanto la regista abbia cercato di essere più fedele possibile al romanzo della Kerr, soffermandosi sul mondo interiore della piccola Anna, che è consapevole di un cambiamento che modificherà il corso della sua vita e quella dei suoi familiari. Riva Krymalowski, qui alla sua prima esperienza come protagonista in un film, dopo alcune partecipazioni in alcune serie televisive, riesce a calarsi anima e corpo nel ruolo di Anna Kemper, offrendoci un’ottima prova attoriale. Mentre Oliver Masucci che interpreta suo padre Arthur, ironia della sorte, ha recentemente interpretato Adolf Hitler in Lui è tornato (2015) di David Wnendt.
Soffermandosi su una delle pagine più drammatiche della storia della Seconda Guerra Mondiale, Caroline Kerr dirige un’opera non priva di difetti, ma che ci mostra il dolore e la sofferenza di chi ha lottato per cercare di sopravvivere alle angherie dei nazisti, conquistandosi la libertà e la sopravvivenza.
Quando Hitler rubò il coniglio rosa esce nelle sale italiane il 28 aprile distribuito da Altre Storie in collaborazione con Rai Cinema.
Giovanna Asia Savino