Pendolari temporali
Se esistesse una casistica dei viaggi nel tempo cinematografici, il primo postulato sarebbe con tutta probabilità quello di non venire a contatto e, di conseguenza, interferire con il proprio se stesso nei vari periodi di spostamento. Di questa regola aurea fanno praticamente carta straccia i fratelli Michael e Peter Spierig nella loro opera terza Predestination, adattamento di un racconto breve, All You Zombie, scritto nel 1958 da uno dei più importanti e controversi scrittori di fantascienza “adulta”, quel Robert A. Heinlein sovente accusato di lasciar trasparire dai suoi peraltro brillanti testi simpatie politiche non esattamente liberali. Aspetto che comunque riguarda solo in parte il caso specifico, caratterizzato più che altro da un disilluso afflato umanista schiacciato da un impianto burocratico tanto anonimo quanto privo di scrupoli.
Pare dunque evidente il desiderio degli Spierig Bros. – dopo il pastiche fanta-horror d’esordio, in verità abbastanza inguardabile, Undead (2003) ed il vampiresco di discreta routine spettacolare Daybreakers (2009) – di alzare sensibilmente il tiro delle loro ambizioni in Predestination; il quale film, senza spoilerare troppo dato che trattasi appunto di thriller fantascientifico che vede un agente rincorrere nel corso degli anni un presunto turpe terrorista, andrebbe a lambire tematiche assai pregnanti tipo un discorso filosofico sull’identità umana, con i relativi cambiamenti in chiave fisica (radicali, nella fattispecie) e morale che inevitabilmente avvengono nell’individuo con lo scorrere degli anni. Un’opera, insomma, che si potrebbe inserire senza troppo esitare in quella categoria di fantascienza contemporanea assieme distopica e “consapevole” – per la intrinseca componente riflessiva – che molti buoni frutti ha dato anche di recente, attraverso lungometraggi quali ad esempio Another Earth (2011) di Mike Cahill. Tuttavia, la contraddizione più evidente che affligge non poco Predestination risiede proprio nelle modalità di conduzione del film, a partire da una gestione narrativa a dir poco farraginosa e poco logica. Se all’epoca il secondo capitolo della saga di Ritorno al futuro fu definito troppo complicato dal punto di vista dell’intreccio causa i troppi andirivieni temporali, allora riguardo Predestination si dovrebbe utilizzare la definizione di rebus irrisolvibile, tali e tante sono le variabili affatto spiegate contenute nei numerosi spostamenti nel corso del tempo. Peraltro risulta evidente come i due registi, comunque geneticamente predisposti a sottolineare in misura maggiore la componente ludica del loro lavoro, abbiano scelto a monte una soluzione estetica di compromesso tra spettacolarità e impegno, non riuscendo anche per questo motivo nell’impresa di far emergere con il dovuto nitore i reali motivi del tormento esistenziale dei vari personaggi. I quali continuano, nel corso del film, a ritrovarsi, più o meno inconsapevolmente, a distanza di decenni per poi convergere in un finale a sorpresa che non coglie però del tutto alla sprovvista lo spettatore attento.
Predestination, al tirar delle somme resta dunque un’opera riuscita a metà, non del tutto capace di far deflagrare in pura emozione, come avrebbe potuto, tutte le numerose suggestioni di cui è foriera. Avvince quando riesce a mettere al centro della storia il flusso naturale di una vita contrassegnata dalla straordinarietà degli eventi – e tra gli interpreti l’eccellente Sarah Snook in duplice veste prevale su un Ethan Hawke abbastanza convenzionale – nonché dai beffardi scherzi del destino; mentre suscita un senso di estraneità allorché si addentra nei paradossi sempre in agguato ad ogni angolo del labirinto temporale. Rimarrà quindi in eterno, a noi spettatori, il rimpianto di non sapere mai che tipo di film sarebbe scaturito in mani più avvedute, tipo quelle – tanto per citare un autentico film di culto sui viaggi temporali – del Terry Gilliam de L’esercito delle 12 scimmie (1995). Questo non lo scopriremo mai, nemmeno con l’utilizzo di una futuribile macchina del tempo che se non altro Predestination ci invita a maneggiare con molta, moltissima cura nel molto ipotetico momento in cui tale invenzione dovesse divenire realtà…
Daniele De Angelis