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Popran

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VOTO: 8

Popran Go!

Assurdo, ironico, assolutamente esilarante ma non privo di spessore, Popran del giapponese Ueda Shinichiro, in concorso alla 24ma edizione del Far East Film Festival, rappresenta la vena più folle del Paese del Sol Levante, l’originalità del nonsense in un mondo perlopiù preciso ed ordinato. D’altronde, il regista già ci aveva conquistato con l’irresistibile, farsesco horror One Cut of the Dead (tradotto in Italia con un poco originale Zombie contro Zombie), entusiasmante gioco di scatole cinesi in chiave horror comedy; con Popran, Ueda cambia genere ma non la vena comica.

Il protagonista, il giovane yuppie (per usare un termine agèe ma che rende l’idea) Tagami Tatsuya (il bravissimo Minagawa Yoji, attore comico di talento che ben si adatta ad una interpretazione più ampia, che cresce e matura con il proprio personaggio) si sveglia una mattina, dopo l’ennesima avventura di una notte, privo dei suoi genitali. Dal disorientamento (suo e dei diversi medici che lo visitano) alla difficoltà di urinare, la commedia assume sempre più i toni dell’assurdo quando, in un bagno, Tatsuya scopre un indubbio volantino del ‘club del Popran’, in cui l’immagine stilizzata di un uomo reca un QRcode al posto dell’organo genitale. Recatosi, tra la curiosità e la speranza, alla sede del club, il nostro protagonista scopre che i Popran sono proprio gli organi maschili fuggiti via dai loro proprietari (molto più numerosi di quanto si possa pensare), che ora sfrecciano liberi ad una velocità di 200 km/h, scendendo in picchiata come piccoli bombardieri. Unica possibilità per recuperarli, catturarli entro 6 giorni e tenerli attaccati ‘al proprio posto’ per un determinato lasso di tempo. Trovarli è facile: ‘sai già dove trovarlo’, il suggerimento datogli da uno dei membri del club; acchiapparli un po’ meno. Inizia così, retino per farfalle corazzato in mano, il viaggio di Tatsuya nel suo passato; dalla ex moglie, che aveva abbandonato molti anni prima, ai genitori, dalla cui casa si era allontanato per non tornare più, il giovane dovrà fare i conti e soprattutto la pace con ciò che si è lasciato alle spalle senza più voltarsi indietro. Per ritrovare, oltre al suo Popran, il rapporto con suo padre (come tutte le madri, anche la sua lo aveva sempre aspettato a braccia aperte) ed il suo sogno di mangaka; da amministratore delegato di una società che distribuisce manga online, inizierà a valutare non più solo prodotti già noti ma anche manga originali, trovando così nuova linfa e passione per il proprio lavoro.

Popran è un film dai tratti fumettistici, ma allo stesso tempo di crescita morale; se la caccia al Popran ricorda infatti la caccia ai Pokemon dell’app per smartphone Pokemon Go!, il ritorno alle origini di Tatsuya gli ricorderà chi è e da dove viene, quel che ha calpestato e rimosso nella sua ricerca del successo, facendogli ritrovare i suoi sogni e la sua anima.

Michela Aloisi

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