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Plima

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VOTO: 7,5

Acqua nell’acqua

Scegliamo innanzitutto un punto di partenza: riva o scena, porto o evento, navigazione o racconto
Predrag Matvejević, “Breviario mediterraneo”

La fluidità delle maree. E quella di certi rapporti famigliari, una fluidità o comunque una trasmissione di valori destinata a bloccarsi di fronte a ripicche, proprietà contese, gelosie, incomprensioni, diatribe generazionali. Proprio nel provvidenziale ma a ben vedere occasionale salto di una generazione pare avere la sua ragion d’essere il corto di Eva Vidan, cineasta croata la cui vita continua a snodarsi tra l’Europa e gli Stati Uniti: è infatti a ridosso dell’estemporanea, tenera alleanza tra la bimba protagonista e la sua stanca, malconcia nonnina, relazione su cui l’acqua marina pone simbolicamente il suo sigillo, che riacquista per un attimo serenità la giovanissima erede di un clan famigliare il quale sembrerebbe invece aver perso l’auspicabile coesione interna, marinarescamente parlando “la rotta”.

La qualità e la tenerezza di tale lavoro cinematografico, che per l’autrice ha rappresentato peraltro l’esordio, non sono evidentemente sfuggite agli spettatori e – soprattutto – agli addetti ai lavori, che hanno seguito la trentaquattresima edizione del Trieste Film Festival. Il Premio TSFF Shorts offerto dalla Fondazione Osiride Brovedani e assegnato dalla giuria (Doris Bauer, Bernd Buder, Giampiero Raganelli) al miglior cortometraggio in concorso (euro 2.000) è andato infatti a Plima di Eva Vidan (Croazia, Stati Uniti, 2022) con la seguente motivazione: “delicatissimo racconto con gli occhi infantili di una società premoderna, femminile, dove le donne, di generazione in generazione, presiedono al focolare domestico; dove l’acqua marina, in un antico borgo mediterraneo, assume un ruolo purificatore, taumaturgico. Il film tocca un momento fondamentale della nostra vita, la presa di coscienza infantile della transitorietà della vita, che in questo caso è anche consapevolezza della fine di un mondo, invaso dal chiasso e dalla grettezza della modernità.

Abbiamo poi appreso che alcune delle precedenti esperienze della regista sono inerenti alla fotografia, questo lo vogliamo senz’altro sottolineare, poiché l’attenzione con cui vengono ripresi determinati ambienti (in primis quello marittimo) in differenti momenti della giornata, un’accortezza tale da diventare anch’essa metaforica, risulta pari al tatto, alla naturalezza e all’intensità stessa con cui vengono tratteggiate da Eva Vidan certe delicate dinamiche famigliari.

Stefano Coccia

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