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Per tutta la vita

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VOTO: 6

Tutto da rifare

«Finché morte non vi separi…» E se invece della morte a separarvi fosse un giudice che dichiara nullo il vostro matrimonio dopo aver scoperto che il prete che vi ha sposato non era un vero prete? Se vi capitasse di dover dire di nuovo ‘sì’, dopo anni dalla prima volta, come vi comportereste? A queste domande prova a dare una risposta l’ultima fatica dietro la macchina da presa di Paolo Costella dal titolo Per tutta la vita, presentato in apertura della 22esima edizione del Festival del Cinema Europeo di Lecce prima dell’uscita nelle sale con 01 Distribution l’11 novembre. Per farlo passa attraverso una riflessione a voce alta, che a sua volta si traduce in un altro gigantesco interrogativo di fondo: cosa tiene insieme due persone quando il fuoco dell’amore ha smesso di ardere e non c’è più nulla a ravvivarlo? Inerzia, pigrizia, paura, i figli… I motivi possono essere tanti, così come le risposte che prova a dare il film entrando nelle vite di quattro coppie che loro malgrado si sono trovate, loro malgrado, ad affrontare e gestire questa assurda situazione.
Quello che va in scena è un nuovo “gioco delle coppie” più o meno scoppiate, destinate a scoppiare o alle prese con il tentativo di salvare il salvabile per provare a ricominciare. Del resto quando c’è di mezzo Paolo Genovese in fase di scrittura e il team di autori di Perfetti sconosciuti, che comprende anche Costella, la materia in questione non può che essere quella. Al netto di uno spunto potenzialmente interessante, in Per tutta la vita si torna, seguendo altre traiettorie, in un terreno già battuto che è quello delle relazioni giunte a un bivio, che mette i diretti interessati davanti alla decisione se continuare insieme il cammino o prendere strade separate. All’improvviso, contando campanelli d’allarme e avvisaglie, qualcosa innesca la miccia: segreti, mezze verità e non detti che smettono di essere tali, o più semplicemente gli strani scherzi del destino e le non pronosticabili sorprese della vita.
Lo stesso sceneggiatore e regista ligure dal canto suo, se vuoi prendendola alla larga, ha più volte trattato l’argomento in questione quando ha scelto di dirigere: da Amore con la S maiuscola a Matrimonio al Sud, passando per A Natale mi sposo. In questo caso, il tutto ruota e si sviluppa narrativamente e drammaturgicamente su e intorno alle suddette dinamiche, trasformandole nella materia prima di una commedia romantica classica nella forma e nel modus operandi. In Per tutta la vita si assiste all’immancabile giro di vite che va a braccetto con il valzer dei sentimenti. È quello che succede a quattro coppie che scoprono di non essere mai state sposate e le cui vicende si intrecciano tra loro. C’è un mese a disposizione per maturare una decisione e mano a mano che il fatidico giorno in cui ripromettersi amore eterno si avvicina la tensione sale e i dubbi diventano certezze. Ma al di là di quale piega prenderanno le quattro storie, il secondo fatidico ‘sì’ segnerà per tutti l’inizio di una nuova vita. La scelta più o meno libera da impedimenti di varia natura determina lo spartiacque.
Costella fa tutto quello che si fa normalmente in questi casi, seguendo alla lettera il libretto d’istruzioni della rom-comedy. Si affida a una coralità di personaggi, a qualche colpo di scena piazzato sulla timeline per rilanciarla e soprattutto al ritmo sostenuto per dinamizzare la narrazione. Il ché si traduce in un palleggio continuo tra una vicenda e l’altra, con passaggi più efficaci e altrettanti più telefonati. Il risultato è comunque piacevole per gli abituali frequentatori del genere.

Francesco Del Grosso

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