Sotto un cielo d’inverno
Ecco un cortometraggio che riassume in maniera esemplare il sottotitolo fornito alla ventesima edizione delle Giornate del cinema quebecchese in Italia, cioè Destini paralleli. Ousmane, diretto da Jorge Camarotti, è infatti ambientato in una gelida Montreal invernale, per l’occasione eletta a sineddoche dell’intero occidente opulento, dove cercano rifugio le restanti popolazioni del mondo. Un racconto minimalista che ambisce però all’universalità, regalando un punto di vista umanista sull’immigrazione del tutto opposto alle strumentalizzazioni politiche ben conosciute ad ogni angolo del globo, Italia in primis.
Ousmane, il personaggio che fornisce il titolo al film, è un africano del Burkina Faso ben inserito nella metropoli canadese. Ha una famiglia, moglie e due bambine, un dignitoso lavoro presso una lavanderia. Una vita umile, di fatica ma accettabile. Pur soffrendo di nostalgia verso la patria natia così lontana.
Una sera, di ritorno a casa dopo un’intensa giornata di lavoro, scorge dall’autobus un’anziana donna in evidente difficoltà. La scena si ripete nel corso dei giorni, finché Ousmane, vedendola in pericolo completamente bloccata in mezzo alla strada, non decide di intervenire. Un momento che sancirà la nascita di un rapporto tanto “asimmetrico” (la donna soffre di non specificati problemi mentali) quanto profondo, in cui Ousmane rivede nell’anziana una sorta di figura materna.
Ciò che si apprezza maggiormente nel corto di Camarotti è l’estremo realismo con il quale vengono descritti personaggi e situazioni. Senza scivolare in buonismi del tutto fuori contesto Ousmane (inteso come cortometraggio) riesce a farci percepire allo stesso tempo sia il freddo della solitudine – sapientemente esplicitato dal contesto climatico – che il calore di una solidarietà affatto scontata. Il tutto tenendosi, come premesso poc’anzi, a debita distanza dalla tentazione di illustrare un qualsiasi manifesto politico, bensì mettendo in scena con assoluta semplicità una storia di esseri umani che credono nella speranza di un futuro migliore.
Una condizione sociale, quella di entrambi i personaggi, che il regista Jorge Camarotti, anch’egli “straniero” in Canada, dimostra di conoscere assai bene. Riuscendo persino a rendere commovente la ferrea volontà del protagonista di non abbandonare la donna, anche quando quest’ultima viene prelevata dai servizi sociali e sistemata in una struttura chissà quanto idonea.
Mai indulgendo in vezzi autoriali, Ousmane risulta essere un’opera semplice e diretta, incentrata anche – oltre ad un’analisi atipica del fenomeno migratorio – su un risvolto esistenziale che riguarda la grande maggior parte delle persone, quello di una vecchiaia che per molti può diventare condizione di estrema precarietà. A meno che qualcuno non abbia il coraggio di tendere una mano.
Daniele De Angelis