La mamma è sempre la mamma?
A Udine negli ultimi anni il cinema giapponese è stato sempre protagonista. Ed anche questo 22° Far East Film Festival, edizione resa anomala dal Covid-19 e dal fatto di svolgersi completamente in streaming, ma pur sempre ricca di proposte cinematografiche assai stimolanti, ha già offerto in tal senso conferme preziose. Sin dal primo giorno. Venerdì 26 giugno è stato infatti programmato One Night di Shiraishi Kazuya: la prima, autentica folgorazione di un’edizione senz’altro atipica, come abbiamo rimarcato poc’anzi, ma con un “cartellone” che, al contrario, si sta rivelando di giorno in giorno particolarmente curato.
Un bel contributo sta arrivando proprio dai “veterani”: alcune opere del cineasta nipponico Shiraishi Kazuya erano già passate al festival in passato, ci riferiamo più specificamente a The Devil’s Path (2013) e a The Blood of Wolves, crudo thriller datato 2018. Indubbiamente film a tinte forti, portati ad evidenziare, anche attraverso sottotrame di genere, figure scontente e marginali della società giapponese.
Tuttavia riteniamo che con One Night questa sua vocazione drammaturgica abbia compiuto un bel salto di qualità. Ispirato, non a caso, ad una piéce teatrale firmata dall’apprezzato drammaturgo Kuwabara Yuko, tale lungometraggio già dalle primissime inquadrature si rapporta alla piccola agenzia di taxi, che dà lavoro ai protagonisti, come fosse il mesto palcoscenico di un’incombente tragedia famigliare. Fanno subito la loro comparsa tre figli adolescenti pesantemente maltrattati, con tanto di bende e medicazioni a coprire le ferite inferte da un “padre padrone” intenzionato, così, a frustrare quelle aspirazioni personali, che ai suoi occhi rischierebbero di condurli lontano dall’attività di famiglia. Una svolta definitiva è però nell’aria. Alea iacta est. Esasperata da cotanta violenza, sarà proprio la madre a fare giustizia sommaria, eliminando il brutale marito ed accettando di trascorrere diversi anni in carcere, pur di assicurare un futuro sereno ai propri figli. Ma quel futuro sarà poi così sereno? Questa tenace ed orgogliosa “madre coraggio” terrà fede anche alla promessa di tornare a casa, con una puntualità da orologio svizzero, 15 anni dopo la notte dell’omicidio, ma troverà una situazione alquanto cambiata. Perché i tre figli, pur liberati dalla presenza dell’orco, non hanno ancora saputo capire fino in fondo la direzione da prendere, nella vita…
Tragicommedia dal retrogusto vagamente “dostoevskiano”, One Night è un film che accarezza i concetti di espiazione, di responsabilità individuale, di riscatto sociale e di libertà con una lodevole varietà di implicazioni etiche, ben rappresentata sia da figure profondamente umane, che non faticano molto ad entrare nel cuore dello spettatore, sia da quella cornice ambientale modesta ma raffigurata a tutto tondo, attraverso sapide pennellate. Nota di merito per il personaggio della madre, donna energica la cui “resilienza” emerge in modo dirompente, per esempio nella scena, così poco convenzionale, nella quale si ritrova a rubare riviste pornografiche in un supermarket; tutto ciò per ritrovarsi nuovamente sotto accusa e dare così uno scossone al rapporto, visibilmente in stato di stallo, coi figli divenuti adulti in assenza di entrambi i genitori. Obbiettivo centrato, quindi, per Shiraishi Kazuya, regista che sa cesellare storie dal timbro esistenziale dolente ed autentico nei meandri di una società giapponese alquanto spaesata, regalando al contempo momenti di sferzante ironia.
Stefano Coccia