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Onda su onda

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VOTO: 6.5

Te gusta l’Uruguay?

Leggendo il titolo della nuova pellicola firmata da Rocco Papaleo, ossia Onda su onda, la mente non può non riavvolgere le sue lancette sino all’anno domini 1974, quando il grande Bruno Lauzi incideva e portava al successo l’omonimo brano scritto da Paolo Conte per il suo album d’esordio da interprete. A quarantadue anni di distanza, l’attore e regista lucano prende in prestito quel titolo per battezzare la sua terza prova dietro la macchina da presa dopo Basilicata coast to coast e Una piccola impresa meridionale, nelle sale a partire dal 18 febbraio con Warner Bros Pictures, consegnando di fatto alla cinematografia nostrana l’ennesimo richiamo a un illustre hit discografica del passato. Si tratta di un peccato di gola che, diversamente da operazioni analoghe (vedi il recente Se mi lasci non vale di Vincenzo Salemme) pensate dalle società di distribuzione italiote per attirare furbescamente il nostalgico di turno, ci sentiamo questa volta di perdonare per un motivo ben preciso, legato alla presenza assidua della musica nel percorso artistico di Papaleo. Quest’ultima ha da sempre occupato un ruolo centrale nel suo bagaglio professionale (si pensi a suoi tanti spettacoli di Teatro-Canzone) e non è un caso che abbia trovato spazio anche nel suo cinema, a cominciare dalla pluri-premiata opera prima. Ed è proprio con la pellicola del 2009 che Onda su onda condivide assonanze e corrispondenze drammaturgiche, tematiche e stilistiche; quelle che erano venute meno nell’altalenante opera seconda del 2013.

In Onda su onda ritroviamo, infatti, gran parte di quegli ingredienti che hanno fatto la fortuna di Basilicata coast to coast e che Papaleo prova a riproporre con la speranza di fare nuovamente breccia al box office. Una scelta, questa, che da una parte crea una continuità e un filo rosso, ma dall’altra potrebbe fare pensare alla paura (o all’incapacità) dell’autore di distaccarsi da strade sicure e già battute. In tal senso, le incertezze e le debolezze riscontrabili nel precedente Una piccola impresa meridionale possono in qualche modo motivare un ritorno al passato e fungere da cartina tornasole. Per quanto ci riguarda, a noi piace semplicemente pensare alla prima ipotesi come la più accreditata. Di conseguenza, la musica è tornata al centro del plot, così come il tema del viaggio. Il risultato è un nuovo capitolo on the road che ha trascinato il regista e attore lontano dalla sua amata terra natia addirittura oltreoceano, per la precisione a Montevideo in Uruguay. Abbandonata la scalcinata band di Basilicata coast to coast alle prese con un divertentissimo tour tra paesi e paesini, stavolta ritroviamo Papaleo nel ruolo di un esuberante cantante di nome Gegè che deve raggiungere la capitale uruguagia per un concerto che potrebbe rilanciarne la carriera. A bordo della nave cargo che lo porterà a destinazione incontra un irruento e solitario cuoco di nome Ruggero (Alessandro Gassman). All’inizio tra i due non corre buon sangue, ma un evento inaspettato li costringerà ad un’amicizia forzata. Sulla terraferma li accoglierà l’organizzatrice del concerto, tale Gilda Mandarino (Luz Cipriota). Naturalmente non tutto andrà come previsto.

Nonostante, lo script segua per filo e per segno uno schema drammaturgico già ampiamente collaudato e messo in quadro dallo stesso regista e attore lucano sette anni fa, ciò che arriva sullo schermo è comunque una piacevole commedia di intrattenimento, dotata di una mezza dozzina di scene che regalano sorrisi di gusto (una su tutte quella del primo ingresso nella stanza d’albergo o il bagno nelle terme), che entrano però in conflitto con un colpo di scena piuttosto prevedibile e con le one line dei protagonisti che appaiono decisamente stereotipate nel riproporre ancora una volta la classica strana coppia che, dopo un iniziale astio, finisce con il diventare complice in tutto e per tutto. In questo sali e scendi tra meriti e demeriti, a colpire in maniera del tutto inaspettata è il tipo di regia optato da Papaleo,  con un approccio semi-documentaristico e uso pregevole della camera a mano che ben si sposano con la componente road movie del progetto.

Francesco Del Grosso

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