Home Festival Altri festival On the Beach at Night Alone

On the Beach at Night Alone

396
0
VOTO: 8

È immorale che due persone si amino?

Cinema degli infiniti rimandi, quello di Hong Sang-soo, interni allo stesso film, come all’intera sua filmografia, come tra cinema e vita. Un cinema sempre ridotto all’osso sul piano del linguaggio, ‘pigro’, fatto di inquadrature fisse, zoom, panoramiche a schiaffo, solo in movimenti strettamente necessari, in storie che si dipanano in mille tavolate in bar e locali, tra vivande e soju, la tipica bevanda alcolica coreana, a fiumi. La prima grande specularità di On the Beach at Night Alone – presentato nella sezione Flash del 28° Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina – è proprio quella con le vicende reali che coinvolgono il regista Hong Sangsoo e l’attrice protagonista Kim Minhee. Tra i due infatti è nata una relazione sentimentale che, essendo lei già sposata, ha portato a uno scandalo in Sud Corea, che l’ha costretta a fuggire e ad andare a vivere per un po’ in Europa, in esilio. Il film, diviso in due parti, come spesso per il regista, è inizialmente ambientato ad Amburgo. “È immorale che due persone si amino?” è il grido di protesta che viene lanciato nel film.

La donna è il futuro dell’uomo“: così recita il titolo di uno dei primi film del regista che ha sempre indagato il rapporto tra i sessi, sempre con grande riguardo alla femminilità. E On the Beach at Night Alone, suo diciannovesimo film, contiene una delle sue più forti invettive contro una società sessista e maschilista. L’attrice Younghee, il personaggio fortemente autobiografico interpretato dalla stessa Kim Minhee, durante una cena a un certo punto sbotta, dopo che le è stato fatto presente che è ora che si decida ad avere un figlio, altrimenti è troppo tardi. “Gli uomini sono tutti idioti”, esclama,“non qualificati per amare”. E in precedenza il genere maschile ne usciva già male, quando un barista sosteneva di essere scapolo, salvo essere smentito dall’imprevisto ingresso della moglie. L’invettiva contro lo strapotere maschile, contro una società che ancora non si è scrollata di dosso la sua dimensione patriarcale, diventa tanto più potente in quanto avviene nella parte iscritta tra i due risvegli di Younghee nella spiaggia in cui si era assopita, a suggerire che si tratta di una parte onirica. Solo in un sogno, in cui peraltro si è ubriachi, quindi ci si può ribellare all’uomo.

Ci sono tanti mondi diversi in On the Beach at Night Alone, che si relazionano tra loro come scatole cinesi e che sono percorsi da una fitta rete di simmetrie. Amburgo e la cittadina sudcoreana di Gangneung, dove si svolge la seconda parte del film, la vita e il sogno, il cinema e la vita reale. Tutto torna almeno due volte nel cinema di Hong Sang-soo, tutto si sdoppia, il suo è un cinema binario a partire da quello che è il suo motore primo, il rapporto tra universo maschile e quello femminile. Il suo precedente film Right now, wrong then, quello peraltro galeotto che ha segnato l’incontro del regista con Kim Minhee, è sdoppiato in due parti con la seconda dove si ripete con piccole variazioni quello che succede nella prima. Oppure Hong può far uscire due film in contemporanea, come è successo nell’ultima Cannes dove sono stati presentati Claire’s Camera e The Day After, tra loro collegati o connessi. In On the Beach at Night Alone tornano per esempio, nella seconda parte sudcoreana, battute fatte nella parte europea. “Gli uomini qui sono gentili“, dice Younghee ad Amburgo. Tornata in patria torna su quella opinione ma rivedendola, in fondo gli uomini sono tutti uguali. Come del resto i film di Hong Sang-soo, uguali ma diversi, diversi ma uguali. La specularità può essere anche solo auspicata. Nel suo esilio tedesco, la protagonista si chiede se il suo uomo stia ancora pensando a lei, nella lontananza, così come lei persevera a tenerlo in mente. Ma soprattutto l’elemento ricorrente del film è rappresentato dalle spiagge. Ci sono due spiagge nel film e tre scene sulla spiaggia. La prima è quella di Amburgo, la seconda è quella di Gangneung, dove la protagonista si addormenta e si sveglia e poi si sveglia un’altra volta. Tra il primo e il secondo risveglio ci sono tante piccole differenze. Nella seconda scena manca il controcampo della spiaggia, la visione avendo il mare alle spalle. La terraferma, il mischiarsi in un mondo meschino che potrebbe rivelarsi illusorio proprio quando lo si è contestato, non interessano più a Younghee, che si dirige verso il mare, e verso le infinite biforcazioni della vita, gli infiniti film possibili di Hong Sang-soo.

Giampiero Raganelli

Articolo precedenteUna festa esagerata
Articolo successivoThe Date

Lascia un commento

Please enter your comment!
Please enter your name here

diciotto + 7 =