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Old

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VOTO: 7.5

Summer on a solitary beach

Dubitiamo fortemente che M. Night Shyamalan conosca la celebre canzone di Franco Battiato. E che dunque la stessa possa aver funzionato da ispirazione recondita per Old, sua ultima fatica cinematografica. Eppure qualche punto di contatto, ad una lettura “poetica” del film, si trova. Oltre ad una spiaggia appunto deserta e in apparenza meravigliosa, si affaccia l’istanza del tempo che scorre inesorabile e che trasforma quello che è stato un fugace momento il presente in un ricordo passato. La sensazione personale e soggettiva che tutto fugga via velocemente, in un modo impossibile da cristallizzare. E quindi possedere per sempre.
Insomma, da questo preambolo affatto necessario si sarà compreso come il regista statunitense di origine indiana con Old sia tornato ai suoi livelli più consoni, dopo anni di formidabili sbandate (l’agghiacciante, purtroppo non in senso qualitativo, The Visit, 2015) oppure opere colme di virtuosismi del tutto autoreferenziali (After Earth, 2013; il penultimo Glass, 2019) e per tale motivo da considerare alla stregua di lavori non del tutto risolti. Con Old, tratto dalla graphic novel “Sandcastle” degli autori franco-svizzeri Pierre Oscar Levy e Frederik Peeters, Shyamalan torna finalmente ad usare il cinema di genere per mettere in scena angosce molto reali, stavolta universalizzando il concetto senza limitarsi ai confini del proprio paese d’adozione come accaduto, ad esempio, in The Village (2004). Del resto appare veramente impresa ardua non riconoscere nel clima paranoico che serpeggia – giustamente – nel film, le conseguenze dirette e maggiormente manifeste di una pandemia che sta mettendo tuttora a durissima prova le capacità di resistenza di ognuno di noi. A sommarsi purtroppo al numero drammaticamente esorbitante di vittime.
Nell’incipit di Old troviamo dunque un variegato gruppo di personaggi impegnato in una vacanza da sogno in una non specificata località tropicale. Dopo una fase introduttiva delle loro problematiche caratteristiche, con particolare rilievo alla coppia in crisi composta da Guy (ottimo Gael Garcia Bernal) e Prisca (la sempre notevole Vicky Krieps, già meravigliosa protagonista femminile de Il filo nascosto di Paul Thomas Anderson) con due figli al seguito, ad essi viene proposta dalla direzione del resort una breve permanenza su una spiaggia poco lontana, dalla bellezza naturale assolutamente incontaminata. Il gruppo accetta. Ma il tempo, in quel luogo ameno, scorre ad una velocità decisamente inusuale, dando vita ad una serie di fatti anomali e spesso raccapriccianti.
Non ci addentreremo oltre nei meandri di un racconto che merita di essere visto senza anticipazioni di sorta, compreso l’azzeccato twist finale – marchio di fabbrica del regista de Il sesto senso – che manderà in brodo di giuggiole coloro che diffidano pesantemente dell’operato delle grandi case farmaceutiche. Quello che invece risalta in Old, nonostante qualche smagliatura nell’evolversi della trama tipica del regista/sceneggiatore ormai cinquantenne, è la capacità sopraffina non solo nell’impeccabile, vertiginosa bellezza della regia, ma anche nel saper leggere tra le pieghe di un racconto “ai confini della realtà” e, volendo, molto al di là. All’orrore dell’invecchiamento e conseguente avvicinarsi della fine fa da contraltare la serena saggezza della maturità. Old ci mostra, ad un altro livello di lettura, la vita di tutti sotto la forma, camaleontica e perciò ingannevole, del thriller esistenziale. Con grado di godibilità altissimo, a patto di sospendere la razionalità e venire pienamente coinvolti in un gioco che si fa, cammin facendo, sempre più carico di insostenibile tensione.
Curioso infine notare come M. Night Shyamalan, il quale per l’occasione si ritaglia probabilmente il più incisivo e simbolico tra i camei attoriali della propria carriera, nonostante la mezza età mantenga un aspetto giovanile come ai tempi dei suoi primi successi; quasi un processo invertito, alla Dorian Gray di Oscar Wilde, rispetto a quello che colpisce i personaggi di Old. Che realizzare cinema costituisca un autentico elisir di giovinezza?

Daniele De Angelis

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