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Nessun uomo è un’isola

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VOTO: 7.5

La parte di un tutto

Dominique Marchais con il suo terzo lungometraggio, Nul homme est une île, prosegue il suo racconto del rapporto tra l’uomo, il paesaggio, la politica e l’economia. Appena uscito nelle sale francesi, e dopo aver ricevuto il Grand Prix Janine Bazin a Entrevues – Festival du Film de Belfort, l’ultimo documentario di Marchias è un’altra delle anteprime nazionali presentate durante Rendez-vous, Festival del Nuovo Cinema Francese 2018. Nul homme est une île (nella versione italiana Nessun uomo è un’isola) arriva dopo altri due documentari, Le temps des grâces e La ligne de partage des eaux, dedicati al tema dell’agricoltura in Francia, e continua l’analisi del paesaggio e de suoi mutamenti in relazione alle politiche adottate nel corso del tempo e come ha detto il regista, nel suo ultimo lavoro «il paesaggio equivale ad un progetto».
Nul homme est une île, in un viaggio che parte dal mediterraneo e arriva fino alle Alpi, esplora alcune realtà locali auto-organizzate al di fuori dei confini Francesi: gli agricoltori della cooperativa Galline Felici in Sicilia, architetti e artigiani che vivono nelle Alpi svizzere e nella regione del Voralberg in Austria. Realtà e paesaggi distanti e molto differenti tra loro ma gli uomini e le donne intervistati da Marchais hanno un punto in comune: il loro lavoro è una questione politica e pensano a loro stessi come parte di un insieme, di un destino. Un’utopia o un possibile e concreto modello da seguire?
La dimensione politica e militante del lavoro di Marchias, come lui stesso ha sottolineato, in Nul homme est une île è immediatamente messa a fuoco. Il documentario si apre con la storica italiana Chiara Frugoni che illustra e spiega l’affresco Allegoria del buono e del cattivo governo di Ambrogio Lorenzetti che si trova a Siena e dal quale emerge come i cittadini vogliano prendere parte alla vita politica e la consapevolezza del legame tra la città e la campagna che la circonda. Il documentario prosegue mostrando il lavoro che svolgono i soci della cooperativa Galline Felici in Sicilia che si sono uniti, schiacciati dalla grande distribuzione per proporre un modello d’agricoltura biologico e rispettoso del territorio. Dalla Sicilia alle Alpi tra Svizzere a Austria dove il regista incontra architetti e membri di un movimento di artigiani che riflettono sull’uso dei materiali locali e mostrano un possibile modello di autosufficienza basato proprio sullo sfruttamento intelligente delle risorse del contesto in cui vivono. Ci si trova di fronte anche ad un Ufficio Affari Futuri che incarna l’idea di queste visioni del territorio: immaginarsi parte di un insieme passato e futuro. In tal senso non potrebbe essere più esplicito il titolo scelto per questo documentario, una citazione del poema del poeta inglese Jhon Donne No Man Is an Iland nel quale scrive: «Nessun uomo è un’isola, completo in sé stesso; ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto […]».
Piccole realtà è vero, ma Marchais ne mostra la concretezza: il fatto che degli uomini si siano organizzati autonomamente agendo direttamente con il loro lavoro sul territorio e sul paesaggio è la dimostrazione che non si tratta di un’utopia ma di una possibilità. Tutte le persone intervistate sono consapevoli del contesto e del fatto che non si può tornare indietro ma solo intervenire con la consapevolezza delle risorse che si hanno a disposizione e pensando al futuro. Vediamo quindi il fondatore di Galline Felici, Roberto Li Calzi, che osservando un’autostrada che ha modificato profondamente quel territorio, presa conoscenza del fatto che ora ne fa parte integrante si domanda su come intervenire in quel contesto nelle condizioni attuali.
Marchais intervistata gli uomini e le donne delle cooperative e delle associazioni mentre lavorano e mentre camminano nei luoghi in cui vivono: parlano della terra, della natura e dei paesaggi mentre vi sono immersi perché i luoghi e i paesaggi sono soggetti stessi di Nul homme est une île.
Gli esperimenti di politiche locali analizzati nel film sono esempi concreti di come diverse persone, con alle spalle storie e convinzioni politiche diverse, riescano insieme ad elaborare un progetto di lavoro e di luogo in cui vivere.

Alice Casalini

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