«Il momento della rottura dell’innocenza»
Nudes «affronta per la prima volta il tema del revenge porn attraverso il punto di vista dei giovani protagonisti con sguardo realistico e moderno, con l’obiettivo di narrare le conseguenze – spesso devastanti – di un gesto fatto con superficialità e senza consapevolezza, come può accadere in un’età acerba come l’adolescenza» (dalla nota ufficiale). Tratta dalla serie tv norvegese omonima prodotta da NRK, creata e scritta da Liv Joelle Barbosa Blad, Erika Calmeyer e Nina M. Barbosa Blad; è stata adattata in italiano rimanendo fedele all’originale. A dirigerla Laura Luchetti.

Nudes – la serie: presentazione
C’è qualcosa che accomuna gli adolescenti di ogni epoca e luogo: la linea d’ombra, quel momento preciso in cui si cambia nell’intimo, da un giorno all’altro e per sempre. Nudes – adattamento italiano dell’omonimo teen drama norvegese – è una serie antologica che racconta di questa linea d’ombra e di quanto sia pericoloso oltrepassarla nel modo sbagliato.
La serie raccoglie le storie di tre teenager che si ritrovano a fare i conti con la divulgazione online di loro immagini private, svelando le insidie dei social media. C’è chi pubblica e chi viene pubblicato, vittime e carnefici. Vittorio (Nicolas Maupas), Sofia (Fotinì Peluso) e Ada (Anna Agio) sono tre facce diverse della stessa medaglia. Tre esistenze travolte dalla nudità finita online, unite da uno stesso dramma che si snoda tra le strade rassicuranti della provincia bolognese.

Nudes – la serie: le nostre riflessioni
Nudes è una serie che ci permettiamo di consigliarvi esplicitamente perché in ogni elemento, a partire dall’argomento trattato, vi coinvolgerà a più livelli. Il merito va in primis alla scrittura, ma subito dopo alla tipologia di lavoro tra regista e attori – dai protagonisti a quelli (apparentemente) secondari – in cui ciascuna delle parti si è messa a nudo, andando a fondo delle proprie emozioni per toccare alcune corde e renderle sullo schermo. Una delle qualità, infatti, che subito emerge è la freschezza nel modo di girare unita a un utilizzo della macchina da presa che si allontana da chi deve inquadrare solo nei casi essenziali. Il più delle volte è come se operatrice/direttore della fotografia e regista stiano su di loro per cogliere, come una lente d’ingrandimento, quello che magari agli stessi protagonisti sfugge in quanto consapevolezza. Il traumatico evento legato al revenge porn costringe Vittorio, Sofia e Ada a fare i conti prima con se stessi e poi inevitabilmente con l’altro da sé. Ogni storia meriterebbe una riflessione, quello che possiamo anticiparvi è che Nudes non trascura alcun aspetto, compreso quello di rappresentare le diverse reazioni (e non) dei genitori e quale funzione possano avere sia i coetanei che gli adulti in un ‘gioco’ che può diventare molto pericoloso.

Tutti i giovanissimi interpreti sono in parte (ancor più se teniamo conto che alcuni sono al loro debutto), una nota di merito specifica va a Fotinì Peluso, la quale ha alle spalle delle esperienze importanti (tra cui l’ultimo film diretto da Francesco Bruni, Cosa sarà), si nota come stia affinando la tecnica e crescendo professionalmente, ma questo non le sta togliendo la spontaneità e l’intensità che le sono propri, anzi, molto probabilmente ne ha maggiore padronanza. Nello specifico della storia di Sofia, l’ambientazione in Emilia Romagna si avverte tanto: si passa da inquadrature larghe tra la natura, che le dovrebbero restituire un senso di pace insieme alle sue amiche (prima di un’amara scoperta) alla nebbia e ad alcuni colori che incorniciano una scena chiave, alimentando così da un lato (metaforicamente) la sensazione dei pericoli che possono celarsi nella rete; dall’altro il paesaggio interiore. La toilette è una location utilizzata in ciascuna vicenda e che assume una rilevanza specifica di volta in volta.

Nudes lascerà il segno in voi sia che siate coetanei dei ragazzi rappresentati, sia che siate più grandi (impossibile non ripensare ad alcune situazioni vissute), sia che siate adulti, rilanciando in ciascun caso degli interrogativi. Ogni storia ha una propria chiusura del cerchio, poi sta a noi decidere di osservare chi ci sta attorno, ascoltare i nostri ragazzi nella vita vera ed educarli – senza moralismo (prendendo esempio dalla serie che ne sta alla larga) – a certi strumenti e pericoli, anche perché – i genitori lo sanno bene – non potranno avere tutto sotto controllo.
Nudes – la serie: incontro stampa
D: Per Laura Luchetti: come si è approcciata nel trattare questo fenomeno?
L. Luchetti: «Mi sono avvicinata a questa serie con un’intensità su vari livelliL: emotiva, ma anche legata a una grande responsabilità rispetto all’argomento che trattiamo e un’intensità di lavoro. Ho analizzato le casistiche delle donne vittime di revenge porn e mi sono accorta che quello che noi leggiamo quando ci sono casi di tentato suicidio o altri atti gravissimi è solo la punta dell’iceberg. Il revenge porn – lo dico da donna e da mamma – comincia con le ‘piccole’ espropriazioni: è un’appropriazione indebita di una proprietà personalissima come il proprio corpo dato in pasto al pubblico dei social. Per gli adolescenti il fattore comune è diseducazione ai sentimenti, i social network sono solo il mezzo con cui questa diseducazione trova il suo sfogo. Assieme ai ragazzi del cast abbiamo trovato un modo di comunicare semplice e diretto. Faccio un esempio personale: per me era fondamentale non mettermi un gradino sopra, così, finché mia figlia Lucy non è diventata più alta di me, quando rientrava mi mettevo davanti alla porta in ginocchio cosicché potessimo stare alla stessa altezza. Ho fatto lo stesso con Nudes. Io ho solo assecondato le loro emozioni standogli vicino con la macchina da presa, al limite del sotto fuoco, pur di avere la pelle, il respiro e gli sguardi di questi ragazzi senza giudicarli mai.

I casi sono per lo più femminili perché statisticamente le donne rappresentano la maggioranza delle vittime e poi lo sguardo verso i ragazzi che non sono né vittime né carnefici perché c’è sempre quel momento in cui si rompe l’innocenza di un ragazzo o di una ragazza e si capisce che bisognava pensare prima alle conseguenze. La metodologia di lavoro è stata anche un po’ anarchica, scavando con loro all’interno delle proprie emozioni affinché potessero essere sicuri di cosa portassero in scena, in alcuni casi improvvisando. Sono molto orgogliosa del lavoro che abbiamo compiuto insieme».
D: Tra le storie rintracciate in rete, c’è qualcosa che non ha voluto raccontare o che non ha avuto l’opportunità di trattare?
L. Luchetti: «Sono stata libera di narrare tutto quello che era nel tavolo del racconto della storia, anzi addirittura, raccontando la periferia giovanile, ho avuto modo di inserire delle mini storie periferiche che sono venute naturali nel momento in cui eravamo lì e ho scelto una serie di attori che per me rappresentavano l’adolescenza in questo preciso momento storico. Ai limiti di questa polaroid ci sono molti personaggi che vanno ad arricchire proprio il substrato che va al di là della storia raccontata, quindi ragazzi che si incontrano che si baciano, piccoli sguardi e tutto questo meraviglioso colore delle seconde generazioni; anzi ho avuto la grande fiducia e libertà da Bim e Rai Fiction di aggiungere e improvvisare tirando dentro una comparsa meravigliosa arrivata in quell’istante e farla baciare con uno dei protagonisti perché in quel momento nella festa era giusto e mi sembrava logico e organico che succedesse anche quella piccola cosa, che poi fa parte di un quadro che è popolato da 1000 protagonisti.

È molto importante anche la natura che c’è dietro ai nostri protagonisti e co-protagonisti. Sono stata molto fortunata perché ho potuto raccontare quello che c’era nelle sceneggiature e anche tutto quello che si veniva creando con spontaneità sul set, rendendo la trama sempre più spessa rispetto a quella di partenza. La bellezza di questo progetto consiste proprio nell’averlo potuto fare così».
D: Quali sono i punti deboli dei vostri personaggi?
A. Agio: «Ada ha 14 anni, è più giovane di Vittorio e Sofia, e a quell’età ci si trova ad affacciarsi all’adolescenza. Lei non si sente molto pronta, vorrebbe restare nel nido dell’infanzia più che altro perché non trova un appoggio. Prova a seguire lo stormo non avendo punti di riferimento. Guidata dalla purezza e dall’insicurezza si trova ad affacciarsi nel buco nero del revenge porn; quando sta per sprofondare trova la forza, attraverso una metamorfosi che la arricchisce, per uscire da questa situazione. Con Ada ho scoperto nuove sfaccettature di me stessa che ho portato nel personaggio. Se un giorno la incontrassi per strada la abbraccerei».
N. Maupas: «Ritengo sia la diseducazione: non è educato alla gelosia e alle conseguenze delle proprie azioni e questo deriva da diversi aspetti: proviene da un contesto sociale benestante che gli permette di scampare e, quindi, ha sempre vissuto uno status sereno e per questo non ha mai avuto modo di conoscere i lati più oscuri della sua personalità. Gli eventi lo portano a scontrarsi con le proprie fragilità. Il social diventa l’arma del delitto. Con Laura abbiamo parlato tanto del buio che è una componente importante nei tratti di Vittorio, è stata un’esperienza estremamente interessante come attore e come persona. La regista ci ha concesso quasi fisicamente dei posti dove ogni tanto potevamo sfogare la rabbia, mentre in altre occasioni diventavano delle stanze d’infanzia dove potevamo lasciarci coccolare dalle nostre emozioni. È stato un lavoro di luce e ombra che mi ha fatto crescere molto».
F. Peluso: «Sofia è leggermente più piccola di me come età e siamo andate a ripescare con Laura una certa spensieratezza e ingenuità che io crescendo ho, forse, un po’ ridimensionato. Penso che le mie debolezze di allora siano diverse da quelle odierne. Il punto debole di Sofia consiste nel non essere mai esente da colpe, è vittima di revenge porn, ma essendo troppo presa da se stessa e da quello che sta vivendo, non si rende conto di non portare troppa attenzione, in particolare, verso una delle componenti del gruppo. Probabilmente pecca un po’ di spensieratezza. È stato interessante recuperare questa bolla di cui Laura parlava quando abbiamo iniziato a leggere la sceneggiatura e che crea con Giovanni Maini (Tommi), infatti la relazione tra lui e Sofia diventa una sorta di evento sacro che li estranea dal mondo circostante. Ciò che brucia maggiormente in lei è il tradimento e a quell’età fa malissimo: questa è stata una debolezza che ho ricercato in me – per tradimento non intendo per forza quello fisico, ma ancor più la perdita di fiducia nei confronti degli altri».
D: Per Fotinì Peluso: facendo un parallelismo con il tuo personaggio ne La Compagnia del Cigno, anche in quel caso si può riscontrare una difficoltà nel lasciarsi andare e nel bisogno di voler stare alle regole. Quanto hai sentito questa similitudine e cosa, allo stesso tempo, il lavoro così profondo con la regista – molto sul campo e nell’intimità – ti ha fatto scoprire anche qualcosa di te di cui non ti eri resa conto?
F. Peluso: «Sofia, dopo l’evento che subisce, si sentirà attaccata e tradita per cui avrà molta difficoltà nel lasciarsi andare del tutto tant’è che, l’unica volta in cui lo fa durante un dialogo con le amiche, afferma: “lo sapevo che non lo dovevo fare, ho sbagliato”.
Si rimprovera persino di essersi lasciata andare in una cosa che è del tutto naturale, più spontanea del mondo e che ci appartiene forse di più in assoluto – perché la sessualità è ciò che abbiamo tutti e ci rende più noi stessi. Perfino quando si concede un atto talmente bello e naturale come questo, si rimprovera dicendosi: “eh ma vedi, non dovevo neanche farlo”. Direi che il parallelismo con Barbara de La Compagnia del Cigno ci sia, anche se in quest’ultimo caso c’è una consapevolezza molto differente: Sofia è molto ingenua e spensierata e che sia forse la sua leggerezza che le si ritorce contro per qualche motivo; invece penso che Barbara sia molto più metodica e calcolatrice, credo che compia più scientemente questa chiusura rispetto all’esterno.

Mi ha fatto capire delle cose di me, mi ha fatto fare un tuffo nel passato di sicuro al liceo; ma l’aspetto più importante direi che la invidio nel senso che non so se sarei riuscita ad avere il coraggio che ha avuto lei di fronte a questa situazione. Vorrei poter avere quel tratto del suo carattere, poter riuscire a tirarmi su e lei non è un caso che faccia arrampicata quindi veramente e quindi spero di aver appreso qualcosa soprattutto».
D: Come mai non viene rappresentata una vittima maschile di revenge porn?
L. Luchetti: «Il nostro intento era quello di rispettare il format norvegese, da cui la serie è stata adattata. Non abbiamo mai pensato di stravolgerlo. Riuscire a rappresentare un tema così attuale è stato già così difficile cercare di fare bene, che non ce la siamo sentiti di aggiungere altra carne al fuoco. Questo non toglie che, qualora siamo stati bravi nel lavoro, si possa pensare a una seconda stagione tutta nostra che prenda ispirazione da una prima antologica».
D: Laura quanto ha potuto distaccarsi dall’opera norvegese?
L. Luchetti: «Ho visto la serie originale solo una volta, poi è arrivato l’adattamento della sceneggiatura italianizzata in quanto molti dei messaggi della serie norvegese non appartengono alla nostra cultura.

L’adattamento è stato nella costruzione delle famiglie e degli ambienti scolastici italiani, la serie di partenza era più pudica; in più i tempi di realizzazione e messa in scena erano differenti perché lì c’è un’educazione diversa. La specificità è nel temperamento dei personaggi e nelle risposte a certe provocazioni. Ritengo che quando si è estremamente particolareggiati e specifici si riesca a diventare più generali, quindi abbiamo lavorato sui giovani italiani non solo di Bologna ma di tutta Italia. Ho deciso di rendere questi romanzi di formazione dei romanzi sensuali. Una sensualità sana tipica di quell’età che doveva uscire fuori. La nostra versione è piena di pelle, passioni, movimenti naturali e puri dell’età giovanile. L’adolescente vuole perdere l’innocenza e sono riuscita a comunicare questo grazie agli attori. Ho cercato di fotografare quello che c’è oggi fuori da un liceo: dubbi e sessualità flessibile. Per noi sarebbe una vittoria pensare che qualcuno possa capire meglio questo tasto e affrontarlo coi propri figli».
D: Ai protagonisti: avete mai vissuto direttamente o indirettamente il fenomeno del revenge porn?
A. Agio: «Non mi è capitato direttamente e neanche tra le mie amicizie; purtroppo sul web sono venuta molto a conoscenza di questo fenomeno».

N. Maupas: «Non ho mai vissuto in prima persona e non sono mai entrato in contatto con qualcuno che avesse provato a tutti gli effetti una violenza di revenge porn. Al liceo ho provato le solite dinamiche liceali, ma senza mai partecipare perché io, in primis, cerco di rifiutare la tecnologia e tutto quello che è lo scambio di troppe informazioni private. Di conseguenza non amo questo tipo di agire, anzi penso sempre che sia da condannare, purtroppo è un tema che si conosce – a piani più alti ci sono ricatti sessuali».
F. Peluso: «Non ho mai avuto un’esperienza diretta, se non le piccole crudeltà che si verificano durante il liceo come commentini o cose totalmente inventate. Alcune volte capitava che in cortile arrivassero ragazze a mostrare video o foto e che si divertissero a fare commenti sull’aspetto fisico. Me ne sono tirata sempre fuori perché ho provato una sensazione di ribrezzo su qualcosa che vedevo sullo schermo, era davvero imbarazzante pensando alla persona colpita. Le persone più fragili stavano molto male a causa di queste provocazioni».

D: Possiamo approfondire la questione delle location?
Riccardo Russo (il produttore): «Nudes è stata girata in 24 location differenti con 30 attori di cui la maggior parte alla prima esperienza. Le riprese sono state effettuate in un mese rispettando i protocolli sanitari introdotti per la pandemia».
D: Si può affermare che stia cambiando qualcosa nel campo della regia al femminile?
L. Luchetti: «Mi sembra proprio di sì. Le registe donne ci sono sempre state ma serviva un faro che potesse illuminarle. Mancava un’educazione allo sguardo verso un certo tipo di racconto, che ovviamente è diverso. È come se ci fosse stato un terremoto affinché si rompesse quella lastra generale verso un modo di racconto al femminile. È bello che, in questo momento, si può riscontrare un arcobaleno di sguardi. Personalmente desidererei essere chiamata perché viene apprezzato il mio lavoro e non in quanto rappresentante di una minoranza».
D: Per gli attori: quale messaggio volete veicolare attraverso questo progetto?
A. Agio: «Abbiamo rappresentato la realtà con tre racconti diversi tra loro. Spero che questa serie possa mandare un messaggio importante per provare a cambiare le cose».

N. Maupas: «Se un ragazzo dovesse vedere la serie e, essendo vittima di revenge porn, decidesse di denunciare sarebbe un grande traguardo. Siamo riusciti a raccontare i temi con luci e ombre, ma anche colore. Con grande verità. Vogliamo aiutare a capire cosa sia il revenge porn e spronare a denunciarlo».

F. Peluso: «Il revenge porn è un fenomeno preso spesso con molta leggerezza. Si effettua una gradazione delle violenze: ad esempio una foto è meno grave di un video, ma questa è una concezione distorta: sono tutte violenze alla pari e la serie lo spiega molto chiaramente. In più, carnefici e vittime sono spesso coincidenti – questo è l’aspetto più realistico e veritiero della serie, che non addossa mai colpe a nessuno. La visione di Laura Luchetti è stata molto documentaristica».
La sceneggiatura è stata scritta da Emanuela Canonico (con Valerio D’Annunzio, Matteo Menduni e Giulio Fabroni): «Volevamo mettere la luce su una tematica che ci stava a cuore. Con il personaggio di Vittorio, per esempio, siamo ripartiti da zero mille volte: lo abbiamo odiato per arrivare ad amarlo. Oggi ha senso raccontare l’importanza delle relazioni che sono l’aspetto più penalizzato. Nelle tre storie abbiamo cercato di non perdere questo concetto di gruppo, delle comitive, dell’amicizia, di come le difficoltà a quell’età portino a isolarsi, a pensare che puoi bastare a te stesso e a non dare più fiducia agli altri».
Riccardo Russo ha, infine, dichiarato: «Nudes è un prodotto di cui vado molto orgoglioso ed è stata un’occasione per dimostrare che noi produttori audiovisivi abbiamo anche delle responsabilità che vanno oltre l’intrattenimento. La peculiarità di questa serie è di trattare un tema sociale e attuale, che può toccare chiunque di noi a prescindere dal contesto culturale e sociale in cui ci si trova, come quello del revenge porn facendolo in un formato breve e antologico e con un linguaggio fortemente contemporaneo. Voglio ringraziare prima di tutto Rai Fiction che ha da subito creduto nel progetto, poi RaiPlay che ci ha consentito di sperimentare con il formato e lo stile narrativo. Un ringraziamento speciale va alla regista Laura Luchetti, senza dubbio tra i migliori registi – intendendo uomini e donne – italiani, che ha saputo raccontare queste tre storie in modo unico, contemporaneo, intimo e indiscutibilmente bello da vedere. Per concludere voglio ringraziare la Film Commission Emilia Romagna, Fabio Abbagnato e Davide Zanza, che hanno accolto con entusiasmo l’idea di ambientare la serie tra Bologna, Casalecchio di Reno e San Giovanni in Persiceto al posto delle solite metropoli».
L’appuntamento con Nudes (10 episodi) è in esclusiva su Rai Play dal 20 aprile 2021.
Maria Lucia Tangorra