True Love?
«True love never die», tradotto: il vero amore non muore mai, è la frase che risuona costantemente in Nona – mediometraggio di trentotto minuti diretto dall’esordiente Massimo Volta – trasposizione di una short story di Stephen King contenuta in “Scheletri”. È infatti il più nobile sentimento ad essere l’humus in cui questo piccolo racconto si dipana e per il quale il giovane regista ha acquisito i diritti d’autore alla modica cifra di un dollaro direttamente dallo scrittore del Maine. Investimento e fiducia ampiamente ripagati, visto che Nona si rivela essere una interessantissima produzione nel mondo dell’horror italiano contemporaneo.
La vicenda narra di un ragazzo (Mattia Chicco) che per puro caso incontra proprio Nona (Rebeca Willig), misteriosa ragazza per cui ha un colpo di fulmine, tanto che finisce per innamorarsene davvero. Un amore che diviene presto talmente profondo da trasformare il giovane in un assassino spietato, disposto a tutto pur di nutrirsi della passione che lei gli concede.
Dentro questa spirale di violenza, Massimo Volta confeziona un prodotto che strizza l’occhio alle migliori produzioni d’oltreoceano, sia per la capacità di tradurre in immagini la narrazione, sia per i giochi di fuoco e di contrasti che ne contraddistinguono la fotografia. Nona parla il linguaggio degli States, non solo per l’inglese in slang americano utilizzato nel film, ma anche e soprattutto per la capacità di saper trasportare lo spettatore negli ambienti cari ai romanzi di King, rileggendoli al tempo stesso in una chiave urbana e moderna. I due protagonisti (fisiognomicamente perfetti nella parte) divengono così una sorta di Bonnie & Clyde dei nostri tempi, inserendosi in quel filone ancora poco esplorato ma ricco di spunti che è il romance-horror – si pensi ad esempio al recente Spring (2014), diretto da Justin Benson e Aaron Moorhead.
Tutto il lavoro riesce ad essere impregnato di un’atmosfera sospesa tra reale ed irreale, in cui la linea di confine tra ciò che accade e ciò che è fittizio si fa man mano sempre più sottile fino a sparire del tutto. Uno spazio intermedio in cui il vero amore e l’ossessione divengono cosa unica, si confondono in un abbraccio inestricabile che tramuta il protagonista da carnefice ad unica vittima. Il cerchio si chiude: l’amore autentico tende a riprodursi incessantemente nei desideri e nelle pulsioni del ragazzo, divenendo quasi un bisogno impellente. Fino alla estrema consapevolezza.
Massimo Volta realizza non solo un ottimo prodotto dal punto di vista estetico, ma rende anche omaggio ad uno dei racconti brevi meno noti dello scrittore americano, regalandogli uno spessore del tutto personale. Nel complesso dibattito sulle difficoltà e sulle speranze del cinema di genere nostrano, Nona rappresenta un lavoro di ampio respiro che guarda lontano e getta le basi sulla carriera professionale di un giovane cineasta che attendiamo con curiosità alla dura prova del feature film.
Riccardo Scano