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Noi e la Giulia

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VOTO: 7.5

Resistenza a oltranza

Non c’è due senza tre per Edoardo Leo che, con Noi e la Giulia, torna per la terza volta sul grande schermo nella duplice veste di attore e regista, dividendosi senza affanni e con disinvoltura tra il lavoro davanti e quello dietro la macchina da presa. Con il film scritto a quattro mani con il sodale Marco Bonini, trasposizione cinematografica del romanzo Giulia 1300 e altri miracoli (pubblicato nel 2011 da Edizioni E/O) di Fabio Bartolomei, Leo dimostra ancora una volta di sapersela cavare in entrambi i ruoli, senza che l’uno prenda mai il sopravvento sull’altro. A differenza di altri colleghi del panorama nostrano che hanno tentato la medesima esperienza, più per moda che per una vera esigenza artistica, lui non ha perso la bussola, con la continuità in termini di qualità e di riscontri al box office che gli ha dato ragione. Svolge, infatti, entrambi i compiti con la medesima attenzione, consegnando alla sua seppur breve filmografia da regista un tassello che è espressione chiara ed evidente di un netto crescendo.
Così dopo il pluri-premiato esordio Diciotto anni dopo e il secondo tentativo andato in porto con Buongiorno papà, l’attore e regista capitolino firma una commedia corale divertente e per giunta coraggiosa, capace di prendere di petto, senza timori reverenziali e compromessi, un argomento spinoso e sempre attuale come il pizzo mafioso, quello imposto con la forza agli onesti lavoratori in cambio di “protezione”. Per farlo ci catapulta al seguito di un quintetto variegato di disperati alle prese con l’ennesima “piccola impresa meridionale” (l’omonima opera seconda di Rocco Papaleo e La nostra terra), che per sopravvivere deve giocoforza tramutarsi in un avamposto di resistenza a oltranza, costretto a fare fronte ai continui attacchi sferrati dalla malavita locale in quel del Sud. Una masseria come tante diventa così una masseria come poche, caldo e accogliente angolo di Paradiso immerso nella campagna dove andare a trovare riposo e conforto, che per necessità diventa fortino da difendere a tutti i costi, poiché strumento di riscatto personale per coloro che lo hanno con tanta fatica eretto dal e nel nulla.
Noi e la Giulia, nelle sale a partire dal 19 febbraio con Warner Bros. Pictures, è una commedia di personaggi e non di situazioni o gag, che sa come intrattenere il pubblico dal primo all’ultimo fotogramma utile, grazie a una comicità efficace e fresca, con guizzi e trovate che non fanno pesare le quasi due ore di durata. E il merito è in primis della scrittura e del ritmo che imprime al racconto, poi della performance corale di un cast ben assortito, nel quale Stefano Fresi e Carlo Buccirosso rappresentano il valore aggiunto. Da parte sua, Leo si dirige e dirige senza incertezze e sbavature, tirando fuori dal cilindro qualche soluzione visiva degna di nota, come ad esempio la soggettiva del wc intasato, che impreziosiscono una serie di scene davvero irresistibili (sms in napoletano, la visita della prostituta e quella dei due giovani camorristi). E la mente per qualche strano motivo per analogie e assonanze torna al venerando cult Scappo dalla città (1991) con Billy Crystal.

Francesco Del Grosso

     

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