Home In sala Archivio in sala Nessuno siamo perfetti

Nessuno siamo perfetti

172
0
VOTO: 7

Essere Tiziano Sclavi

Ci sono individui, con tutto il loro bagaglio esistenziale, che “meritano” senza il minimo dubbio gli onori di un film a loro dedicato. Anche solo per questo motivo Nessuno siamo perfetti risulta essere un documentario prezioso, in quanto in grado di aprire squarci di luce su una figura rimasta sempre – volutamente, per indole caratteriale – nell’ombra: quella di Tiziano Sclavi. Ci voleva dunque il rapporto di amicizia di lunga data che il regista Giancarlo Soldi – peraltro autore dell’incompreso e atipico Nero con Sergio Castellitto, datato 1992 e tratto proprio da un romanzo di Sclavi – nutre con il creatore di Dylan Dog per rompere le barriere di riservatezza e convincerlo a parlare di se stesso pubblicamente, in un film che, in alcuni momenti, assume anche l’aspetto di una dolorosa confessione, una sorta di peso che Sclavi è riuscito finalmente a togliersi. Sono appunto questi i momenti più intensi di un film che riesce a superare di slancio la dimensione artistica di Sclavi per approdare a quella umana, in tutta evidenza la più interessante poiché inevitabilmente connessa con la prima. Nessuno siamo perfetti – ovviamente non casuale l’utilizzo del sostantivo singolare accostato ad un verbo plurale: il nessuno è proprio Sclavi di fronte all’imperfezione umana – scava con delicatezza nell’intimo della persona, intrecciando l’avventura professionale e quella umana attraverso tutta una serie di testimonianze che partono da Sclavi stesso, dagli amici del settore e dagli ammiratori che raccontano del loro rapporto con la più celebre creatura partorita da Sclavi, ovvero il fumetto Dylan Dog, dato alle stampe per la prima volta nell’ottobre del 1986. Il tutto intervallato da bellissimi squarci di visioni surreali relative ad una civiltà post-qualcosa, protese a dare forma all’universo personale di Sclavi e impreziosite dalla splendida fotografia di Luca Bigazzi.
Il difficile rapporto con una madre tiranna che arrivava al punto di bruciargli gli adorati fumetti senza alcun motivo apparente, quello invece idilliaco con gli adorati animali e la loro innocenza, il ricorso all’alcool per alimentare la scintilla creativa. Poi l’approdo, alla fine degli anni settanta, alla Bonelli Editore, momento in cui Sclavi si commuove ricordando i bei tempi in cui, con Sergio Bonelli e Decio Canzio, purtroppo ora entrambi scomparsi, il terzetto rappresentava l’anima della casa editrice. Schegge di memoria che divengono tessere imprescindibili di un mosaico che va a comporre la personalità di un artista che mai si è considerato tale, se non altro per l’impegno massacrante, sia psicologico che fisico, profuso nella creazione delle proprio opere. Ecco quindi che Nessuno siamo perfetti diventa dunque un’interrogazione sui labili confini tra genialità e artigianato di lusso, tra produzione artistica originale e citazionismo – il più delle volte cinematografico: Sclavi ammette di aver sempre visto film con accanto un taccuino per prendere appunti – esibito senza freni. Una risposta agli amletici quesiti, nel film, la concede Sclavi stesso, tuttavia lasciando lo spettatore libero di formarsene una propria. Ciò che rimane – ed è certamente l’elemento di maggior rilevanza – è l’indubbio coinvolgimento emotivo che la lettura delle sue opere ha concesso a migliaia di appassionati, tutti concordi nell’affermare di aver trovato la vita vissuta, in tutta la gamma di sentimenti esplorabili, persino in un singolo albo di Dylan Dog. Quella stessa esistenza che ora, dopo aver visto Nessuno siamo perfetti, è possibile ricollegare al nome di Tiziano Sclavi semplicemente leggendo qualche riga di un suo lavoro passato, adesso che Sclavi (classe 1953) si gode un meritato riposo. C’era già dentro tutta la storia e la visione sulle cose dell’autore, un nostro grande amico mai conosciuto di persona e tuttavia senza segreti. Poiché capace di mettersi a nudo come solo gli uomini coraggiosi – non importa, a questo punto, se da considerare artisti oppure artigiani – riescono a fare.

Daniele De Angelis

Articolo precedenteThe Strain
Articolo successivoSociety – The Horror

Lascia un commento

Please enter your comment!
Please enter your name here

3 × due =