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Moving On

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VOTO: 7

L’estate di Okju (e la sua famiglia)

Moving On (2020) di Yoon Dan-bi è, superficialmente, una radiografia cinematografica di un’altra famiglia della Sud Corea odierna. Un altro nucleo familiare con problemi relazionali, dopo quello descritto in Parasite (2020) di Bong Joon-ho, però Moving On non vuole riallacciarsi all’altra pellicola, né tentare furbescamente di spacciarsi per una sua variazione, contando sul grande esito che ha avuto internazionalmente, ma semplicemente focalizzarsi su una storia di formazione adolescenziale. Certamente la prima scena, in cui la giovane ragazza Okju osserva il suo appartamento, situato in un sottoscala e ormai svuotato per il trasloco, fa pensare ironicamente a Parasite, ma non va interpretata come una raffinata citazione, perché è solo la constatazione di una realtà abitativa che mette in rilievo la povertà di quel ceto, e non a caso il lungo Camera Car successivo, che segue anticipando il furgoncino della famiglia (padre, figlio e figlia), mostra un quartiere urbanisticamente abbastanza povero. Senza dimenticare che tale brevissimo incipit è utile anche per descrivere la solitudine in cui Okju è immersa.

Presentato alla 38º edizione del Torino Film Festival, la pellicola del giovane Yoon Dan-bi, di cui ha scritto anche la sceneggiatura, originariamente era un progetto di laurea, e il regista ha attinto anche da ricordi personali. Per questo si percepisce una vicinanza al tema affrontato, e anche una delicatezza nel trattare una simile vicenda familiare, tema sempre rischioso e logoro. Vediamo tutto ciò che accade attraverso gli occhi e i sentimenti di Okju, adolescente che sta per entrare nell’età adulta. La vicenda è ambientata in estate, simbolico periodo riguardante la transizione da un periodo a un altro, momento di sospensione in cui c’è spazio tanto per la spensieratezza (nessun obbligo scolastico o lavorativo) quanto per la meditazione su cosa fare in futuro. In questa famiglia veramente non c’è molto spazio per la serenità, afflitta da problemi monetari (il padre si arrabatta a vendere scarpe per strada) e sentimentali (i genitori sono separati), ed infatti l’unico che, al momento, non percepisce questi disagi è il piccolo Dongju, che può vivere allegramente i suoi infantili giorni. In Moving On sono intrecciati ben tre conflitti generazionali: tra Okju e il padre; tra il padre e il nonno; e, sebbene più sottile ed evidenziato in una brevissima scena, quello tra il padre e sua sorella (riguardo l’eredità). Ci sarebbe anche lo scontro di vedute tra Okju e il fratellino Dongju, riguardo l’assenza della madre, ma questo è un normale conflitto fraterno. Quello fondamentale, in questo bildungsroman estivo, è quello che si crea con il padre, perché Okju si accorge come le verità relazionali possano essere labili, e lo comprende con la scena della scoperta che le scarpe che suo padre vende sono contraffazioni, anche se vendute per vere. Anticipazione, poi, di come il padre vuole vendere di nascosto la casa del nonno, che in quel momento li sta gentilmente ospitando. Nel concludersi della storia, comunque, non ci sono concrete riappacificazioni, ma semplicemente il prendere atto che la vita continua (così incita il titolo internazionale), come mostrano le silenziose e tranquille immagini di chiusura. Moving On racconta fatti e misfatti (famiglia, adolescenza, formazione) già mostrati tante altre volte, però il regista Yoon Dan-bi ha il pregio di non esagerare nei toni narrativi, lasciando che la storia fluisca placida.

Roberto Baldassare

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