Estetica, gusto e bon-ton: una action comedy dal sapore british e un po’ retrò
Con queste parole si accendono i riflettori sull’ultima, rocambolesca impresa di Johnny Depp, affiancato stavolta da un’insolita Gwyneth Paltrow, entrambi alle prese con due personaggi istrionici, ironici e spassosi, più nelle corde del carismatico pirata che della bionda delle porte scorrevoli.
Un’impresa, a conti fatti, riuscita piuttosto egregiamente, dato che Mortdecai non intende né posizionarsi nel cinema impegnato, né interfacciarsi con target di nicchia.
Adattamento cinematografico del primo racconto della popolare trilogia di Kyril Bonfiglioli, questa pellicola si presenta come una vera e propria commedia dal sapore volutamente british e un po’ retro, costellata di dettagli che fanno riferimento ai film degli anni Quaranta e Cinquanta, accompagnati da gag – c’è da ammetterlo – non sempre di gusto, messe in atto da personaggi di grande impatto e dotati di considerevole humor.
Charlie Mortdecai è un aristocratico inglese amante del bon vivre, del cibo di qualità, delle belle donne, ed erede di una vasta magione nel cuore della campagna inglese dove vive insieme alla moglie. Ma, nonostante le apparenze, il nobiluomo è sull’orlo del lastrico: grava, su di lui, un pesantissimo debito con la corona inglese, cui cerca di far fronte quotidianamente con la sua truffaldina attività di mercante di opere d’arte di dubbia provenienza.
Ma Charlie non teme guai, poiché c’è Jock a coprirgli costantemente le spalle, un uomo dalla stazza minacciosa e dotato di straordinarie capacità combattive, dedito per la vita al proprio padrone e…alle donne! Interpretato dal bel Paul Bettany, Jock, tra un combattimento e una fuga, riesce a inserire le sue quotidiane “scappatelle”, che suscitano l’invidia del padrone, al contrario di lui in piena crisi matrimoniale: non è suo il debito con la nazione britannica a rischiar di mandare a carte quarantotto il matrimonio, né tantomeno la sua vita da faccendiere. Sono i suoi baffi. Quegli orribili, rivoltanti baffi di cui egli va così orgoglioso e che sfoggia con fierezza alla sua propria moglie, la quale, inorridita, si rifiuta di guardarlo, di toccarlo, di baciarlo, perfino di dormirgli accanto, fintanto che non si decide a tagliarli. Mortdecai è in crisi esistenziale: scegliere tra la moglie e i baffi è una prova che sente di non riuscire a sostenere, e allora rimanda fintanto che può.
La commedia si svilupperà intorno al furto di un quadro di Goya di cui il protagonista cercherà in tutti i modi di impossessarsi, poiché contenente i codici per accedere a un conto bancario in cui era stato depositato l’oro dei nazisti: un’occasione unica per estinguere, una volta per tutte, il suo colossale debito con la nazione.
Mortdecai è, dunque, una action comedy a tutti gli effetti, un giallo apparentemente irrisolvibile condito da situazioni esilaranti e personaggi buffi e sopra le righe. Johnny Depp, insieme agli altri attori del cast, mette in atto una vera e propria parodia di una classe ormai in via di estinzione, e non sarà la trama, alquanto banale, a lasciarci inchiodati alla poltrona; quanto, piuttosto, l’ossessiva cura per i dettagli e l’attenzione dedicata a ogni singolo elemento finalizzato a portarci nell’eccessivo, assurdo mondo di Mortdecai. Un’assurdità che si esprime anche in scelte registiche assai originali, come quella di illustrare gli spostamenti dei protagonisti da un paese all’altro attraverso una mappa del pianeta vista dall’alto e rivisitata in uno stile cartoonistico, con i nomi delle città scritti in enormi caratteri 3D e le metropoli con i loro monumenti perfettamente riconoscibili a occhio nudo.
Non offre messaggi più o meno subliminali, Mortdecai, e tutto ciò che racconta sottintende una strizzata d’occhio: un di un tacito accordo tra autori e pubblico, entrambi consapevoli di non credere, neanche per un minuto, a quanto stanno vedendo.
Costanza Ognibeni