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Moonfall

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VOTO: 5

Catastrofe annunciata

Roland Emmerich torna nelle sale. E lo fa portando con sé la classica ricetta che contraddistingue il suo stile ormai da decenni. Il regista nativo di Stoccarda, è voluto tornare a girare un film in cui lo spazio avesse un ruolo chiave. Non solo il cosmo ma, più dettagliatamente, il satellite terrestre: la Luna. Moonfall ha tutti gli aspetti del classico film hollywoodiano diretto da uno specialista in catastrofi. Indipendence Day, The Day After Tomorrow, 2012 sono solo alcuni degli esempi che possiamo trarre come spunto per analizzare l’ultima opera di Emmerich. Tutti i lungometraggi sopracitati si ritrovano in piccoli particolari all’interno di Moonfall. Ciò rende l’ultimo prodotto del regista tedesco, ma adottato a Hollywood, poco originale e abbastanza ripetitivo.
In aggiunta, la sceneggiatura del film appare tutto sommato gradevole. Almeno finché Emmerich non decide nuovamente di addentrarsi all’interno della sua sfera filosofica in cui dimostra di avere una chiara immagine di quella che sarà l’umanità del futuro. Questo dettaglio porterà ad uno sfasamento dello script rendendolo estremamente esagerato. Ciònonostante, il film rimane comunque gradevole da seguire, e merito va sicuramente dato al cast che partecipa alla pellicola. Halle Berry torna a mostrarsi dopo la pausa che durava dal 2019. L’ex attrice Premio Oscar si dimostra in forma non soltanto dal punto di vista fisico. La sua performance è tipica di una donna disposta a tutto pur di conservare gli affetti più cari spingendosi oltre i propri limiti. Ad affiancarla ci sono Patrick Wilson e John Bradley; il primo alla seconda collaborazione con Emmerich dopo Midway, il secondo più conosciuto per la sua partecipazione alla serie tv di successo Games Of Thrones. I loro personaggi, opposti in tutto e per tutto, trovano un punto di convergenza all’interno della storia che permette ad entrambi di completarsi a vicenda. A chiudere il cerchio si segnalano le presenze del classe 1999 Charlie Plummer, già ammirato in Tutti i soldi del mondo sotto la regia di Ridley Scott, di Micheal Peña – il cui ruolo nel film si rivelerà totalmente marginale – e di un immenso Donald Sutherland, al quale basta una singola scena per bucare lo schermo.
Guardare Moonfall è un’esperienza che subisce una forte variazione nel corso della proiezione. Dopo un’ora e mezza, in cui lo spettatore prende consapevolezza di ciò che lo attende, all’improvviso il film cambia totalmente direzione. Se prima si stava assistendo ad un’opera che aveva anche una coerenza ed un senso logico basato su osservazione scientifiche verosimili, frutto della collaborazione tra Nasa e produzione, il nuovo corso intrapreso ribalta tutte le previsioni. La pellicola diventa così insostenibile in termini di visione, relegando il tutto al classico sci-fi con una forte componente catastrofica. Il marchio di Roland Emmerich c’è e si vede. Se avesse deciso di mantenere lo stile intravisto nella prima ora e mezza di proiezione fino alla fine Moonfall sarebbe stata un lungometraggio capace di raccontare uno scenario improbabile ma scientificamente possibile. La scelta di deragliare dai binari iniziali ha intaccato inevitabilmente l’interoil progetto che potrebbe comunque non limitarsi ad un unico film.

Stefano Berardo

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