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Mom and Dad

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VOTO: 5

Genitori vs. figli

Mom and Dad di Brian Taylor è il tipico esempio di come un soggetto con degli spunti molto ingegnosi e dissacranti, articolato prima in sceneggiatura e poi trasposto in immagini, alla fine non si concreti in un’opera compatta e tagliente. C’erano diversi elementi per creare un caustico cult; eppure Brian Taylor, che ha scritto anche la sceneggiatura, non ha saputo raffinare bene la materia iniziale, e quello che rimane è un divertissement che sazia solamente in parte, anche per colpa di un’eccessiva durata. Questo Mom and Dad va segnalato, oltretutto, come prima opera in solitaria di Taylor che, seppure non sia ancora riuscito a realizzare una pellicola veramente fenomenale, in passato ha co-diretto film che sono diventati dei piccoli cult cinematografici di genere “Fast-Food”. Con il sodale Mark Neveldine aveva realizzato Crank, Crank 2 – High Voltage, Gamer e Ghost Rider – Spirito di vendetta, oltre alle sceneggiature di Pathology di Mark Schölermann e di Jonah Hex di Jimmy Hayward. B-movies 2.0 di poche pretese, ma efficaci nel propinare uno spettacolo che riusciva a stuzzicare la visione.

E mentre il socio da separato ha diretto l’horror esorcistico The Vatican Tapes, Taylor (si) rilancia realizzando questa commedia nera che si colora a tratti di rosso horror. Le intenzioni viscerali di Mom and Dad sono di voler essere una grottesca variazione, e finanche una parodia, degli Zombie Movies, con una storia calata nella realtà della Middle Class americana. L’orrore – incredibile – entra improvvisamente nelle normali e ipocrite vite di famiglie comuni, con una bella casa e le loro piccole soddisfazioni consumistiche. Non ci sono spiegazioni attestate a quanto accade, e cioè la repentina trasformazione dei genitori in ultra-violenti pseudo-zombie, ma il tranquillo tran tran familiare viene scardinato e i figli devono difendersi e/o fuggire per non venire uccisi. Probabilmente il fattore che ha scatenato questa epidemia è un frappé verdastro contaminato (c’è un primo piano “hitchcockiano” di questa sostanza “blobbesca”, stile Stuff – il gelato che uccide, che fa capolino da un frullatore), e questo particolare accennato potrebbe essere anche un modo per mettere alla berlina le pratiche salutiste di questo ceto sociale tendente all’asettico. Tornando all’assunto del film, l’idea è di portare alle estreme conseguenze lo scontro tra genitori e figli, in cui i padri e le madri, logorati da anni in cui hanno sopportato il peso della gestione dei figli, adesso hanno il desiderio di ammazzarli. Non a caso l’obiettivo di ogni genitore è sempre e solo la propria prole, mentre i figli altrui non vengono toccati. E il momento culminante e migliore del film, è quando in casa giungono i nonni paterni che vogliono uccidere i figli, che a loro volta vogliono sopprimere i propri rampolli. Il grottesco, che fino a quel momento era alquanto temperato, in questa scena si sublima e centra l’obiettivo del caustico, sapendo coniugare l’humour nero con l’horror sanguinante. Bryan Taylor, come sceneggiatore e regista, nelle opere precedenti ha sempre calcato la mano sul grottesco greve, però in questo Mom and Dad sembra indeciso se proseguire in quella sua linea “grossolana”, che lo ha contraddistinto, oppure cercare di livellare quelle asperità a lui consone per realizzare un prodotto più mainstream. È come se con questa pellicola Taylor volesse dimostrare di essere maturato come autore, però il risultato conferma che è un regista più di consumo, abile nel realizzare storie di rapide libidini visive e non storie troppo arzigogolate (l’inserimento dei flashback).

Roberto Baldassarre

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