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Moi Aussi

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VOTO: 7.5

Le voci della violenza

Potrebbe sembrare un sofisticato spot, il cortometraggio Moi Aussi di Judith Godréche. L’attrice si posiziona dietro – e in parte anche davanti – la macchina da presa confezionando un’opera dalla fotografia translucida, di forte ed immediata presa popolare, formalmente parlando. Ma questo conta molto relativamente. Perché Moi Aussi non vuole vendere nulla. Moi Aussi racconta invece di donne. Di migliaia di donne, circa seimila. Delle violenze da loro subite, in qualsiasi periodo della loro esistenza. La regista le ha radunate in una strada parigina, dopo aver aperto un sito web invitando a denunciare le rispettive storie. A rompere il silenzio, il nemico peggiore per chi è riuscito a sopravvivere, fisicamente e moralmente, ad abusi capaci di condizionare un’intera vita.
Al centro dell’obiettivo c’è una giovane fanciulla, interpretata dalla magnetica Tess Barthélémy. Un simbolo di purezza violata che si aggira all’interno del corteo. Con la gioventù ancora dalla propria parte. Scorrono oralmente le varie storie, che non hanno un nome specifico ma certo appartengono a quei volti che sfilano. Costituendo una forma di denuncia implicita e perciò ancora più impietosa. E tuttavia la scelta vincente di Judith Godréche – anche sceneggiatrice – è un’altra. Affidarsi alla speranza. Non lasciare che i traumi, per quanto indelebili, prevalgano. Le donne reagiscono non attraverso il rancore, la strada più semplice ed anche comprensibile. Manifestano al contrario la loro solidarietà reciproca. Si uniscono, fanno gruppo. Si confrontano tra loro e vanno oltre. Ribellandosi ad una “normalità” che prevede di restare prigioniere del giogo maschile per sempre, se non da un punto di vista fisico perlomeno da quello psicologico, magari a lamentarsi di un destino ingeneroso tra le quattro mura di un’abitazione sempre più inospitale.
No. Secondo queste donne coraggiose le cose dovranno andare diversamente. E nel twist finale – se vogliamo definirlo in questo modo – nel corteo irrompe la presenza del “nemico”, ovvero la componente maschile. Perché l’Uomo non può essere, ovviamente, considerato l’aguzzino nella sua totalità. Ma anche, con premesse ben differenti, un’eventuale spinta per ricominciare ad approcciarsi nuovamente alla vita.
Il cortometraggio Moi Aussi – presentato in anteprima italiana nel corso dell’edizione 2024 dell’Ortigia Film Festival dopo il passaggio al Festival di Cannes 2024 – è dunque riuscito perché parla a tutti. Di problematiche che troppo spesso vengono taciute. Ma mette in scena tutto questo potente messaggio con un sorriso, sia pur triste, disegnato sulle labbra. A voler significare ciò che chiunque vorrebbe sentirsi dire: “io non posso dimenticare, ma riuscirò comunque ad andare avanti”.
Dimenticavamo: Moi Aussi, in francese, significa “anche io”. In inglese “me too”. La giusta, emozionante, rappresentazione di un importantissimo movimento femminile che molte verità ha ristabilito finendo qualche volta a deragliare in una direzione sbagliata. Woody Allen docet.

Daniele De Angelis

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