«V’è più pericolo negli occhi tuoi che…»
L’inquadratura si apre lentamente fino ad allargarsi sulla piccola Mia vestita da principessa. Questi frame, girati col cellulare in un momento conviviale di una famiglia comune, restano impressi nei genitori e in chi vedrà Mia, l’ultimo lavoro di Ivano De Matteo.
Sergio (Edoardo Leo) e Valeria (Milena Mancini) sono una coppia, si compensano a vicenda anche nel rapporto con la figlia, che è entrata in una delle fasi delicate da cui tutti noi siamo passati, l’adolescenza. Lo sguardo del regista de I nostri ragazzi cura quelle sfumature che potrebbero risultare scontate, eppure quando le si osserva sul grande schermo, ci si rivede e/o si osserva i giovanissimi. Mia (Greta Gasbarri, al suo debutto e già lascia il segno, fidatevi) gioca a pallavolo, si trucca con un rossetto che si intona col colore dei suoi capelli, facendo spiccare gli occhi azzurri. La sua quotidianità è arricchita anche dalla forte amicizia con Anna (Alessia Manicastri) – nell’età in cui spesso si diventa l’una un punto fermo per l’altra. A un tratto, però, i coetanei sembrano non bastare. Piacere a un ventenne, Marco (Riccardo Mandolini), capace di corteggiarla e calamitarne l’attenzione, fino a farla ‘trasgredire’ rispetto anche allo sport che ama e coltiva, diventa la sua ‘ossessione’. Il punto è che Mia non si accorge di questo cambiamento per cui esiste solo lui, un accentratore di sue attenzioni, che la isola ‘naturalmente’ da tutti gli affetti e dal mondo a lei più vicini fino a indicarle come vestirsi e come non curarsi più, visto che tanto lui la vuole così.
«Ho una figlia di quindici anni e questo è stato il primo motivo per cui desideravo fare della sceneggiatura di Mia un film. Sono un uomo. E questo è stato il secondo motivo.
Ho sofferto e soffro ogni volta che la leggo. Mi sono ritrovato davanti ad una sceneggiatura per cui, in qualità di uomo potevo essere sia la figura positiva (del padre) che quella negativa (del ragazzo). Potevo percepire perfettamente entrambi. Lato eroico e quello oscuro. Ho quasi paura dell’essere così partecipe ma sono anche cosciente della necessità per me di affrontarla questa paura. E di condividerla. Perché troppo spesso le ragazzine diventano tristi, perdono la volontà di vivere, dimagriscono, si isolano, soffrono e il fatto che questo avvenga in silenzio, nelle loro stanze, senza destare fastidi… le rende invisibili.
Con questo film voglio abbracciarle. Vivere insieme ai miei personaggi. Userò la loro musica, passando da Franco 126 alle composizioni del Maestro Francesco Cerasi che da sempre sottolineano i momenti fondamentali dei miei film. Voglio avvalermi anche delle immagini che gli adolescenti divorano, i TikTok, i video, il modo di immortalarsi per sfuggenti attimi, di continuo in maniera quasi ossessiva. Ed è per essere uno di loro che ho intenzione di usare la macchina a mano, cercare meno quadri e più protagonisti. Stare sui volti. Entrare dentro la scena e non assistervi. Seguire i personaggi di nascosto, rubare le loro emozioni e trasmetterle in modo immediato e vivido, senza filtri».
Queste note di regia di De Matteo sono state messe in atto e sono andate a segno, merito va anche alle interpretazioni di Leo e della Mancini: lui fa crescere un climax interiore nel suo personaggio, dall’ironia iniziale con cui si rivolge a Mia fino alla rabbia che cresce quando i segnali sono evidenti – e lo manifesta innanzitutto con il volto e la postura che mutano. Lei dà corpo a una madre con cui ci si può confidare, al contempo teme di affrontare alcuni tasti con la figlia quando percepisce il pericolo ma che potrebbe essere troppo innamorata per poter dialogare. Se il regista e co-sceneggiatore (insieme alla sua compagna Valentina Ferlan) tocca corde potenti, stando su questi personaggi che diventano talmente palpabili da avvertirli come persone; così gli attori sono spontanei, si immagina il grande lavoro alle spalle e, parallelamente, la naturalezza con cui si sono ascoltati per dar vita a silenzi, parole trattenute, exploit e a quegli interstizi che creano un’empatia con la storia. Una storia che può far riaffiorare episodi di cronaca, che potrebbe accadere a chiunque e dove il Cinema può avere una responsabilità importante nel metterla sullo schermo, facendola vivere con precisi sguardi, coinvolgendoci per poi – e questo tassello non dovrebbe mancare – magari creare e/o alimentare un dialogo in particolare tra genitori e figli.
«Ma tu come fai? Ma tu come fai? Vedi che crolla tutto a te intorno […] Assimila ciò che vali, diffida da certi stimoli, ascolta chi ti è vicino capendone i principi» sono alcune delle parole di “Occhi” brano originale di Lupo (prod. Giovannelly) contenuto nella colonna sonora insieme a “Balla”.
Mia ci trasmette fino in fondo come con gli occhi bisogna saper guardare, guardarsi e si può comunicare (nel bene e nel male). Basta un click o una frase distorta perché la percezione di sé muti e questo ha delle conseguenze sull’essere umano. L’ultimo film di Ivano De Matteo veicola gioia e sa lacerare il cuore, aprire ferite (consce e non) e squarci in mondi che, a volte, non vogliamo vedere, eppure ci sono vicini – e dovrebbero esserci cari – più di quanto immaginiamo.
Dopo l’anteprima assoluta al Bif&st – Bari International Film&Tv Festival 2023, Mia è nelle sale dal 6 aprile con 01 Distribution. Non perdete questa occasione per guardare grazie all’obiettivo della macchina da presa una storia di una famiglia semplice e felice in cui entra violentemente qualcuno e rompe gli equilibri, togliendo la luce negli occhi di una quindicenne. Il resto lo lasciamo a voi.
Maria Lucia Tangorra