Se non ci aiutano i nonni…
Brutta faccenda, questa della crisi che ormai da diversi anni stiamo vivendo in Italia! E infatti, accanto ad aziende che sembrano andare avanti per la loro strada senza (particolari) intoppi, vi sono piccole realtà costantemente a rischio di fallimento. Sono, queste, realtà operanti la maggior parte delle volte in campo artistico-culturale, settore, oggi, in crisi come non mai. E il cinema, in tutto ciò, che fa? Attento osservatore del mondo, non può lasciarsi sfuggire un tema di tale portata. Non si contano, infatti, ormai, le numerose commedie italiane orientate sull’argomento. Si potrebbe addirittura affermare che quest’ultimo è diventato il leit motiv della maggior parte delle produzioni cinematografiche nostrane, sia che si voglia, appunto, parlare di commedia, che di cinema considerato (spesso erroneamente) maggiormente “impegnato”. Come ben sappiamo, però, ciò che alla fine conta è il risultato finale. Ed ecco che, nonostante il tema particolarmente abusato, possiamo ancora imbatterci in lavori di tutto rispetto, i quali, a modo loro, riescono anche a stupirci. Non il film dell’anno, ma, indubbiamente, una piccola commedia gustosa e senza troppe pretese è, ad esempio, Metti la nonna in freezer, opera prima dei giovani registi Giancarlo Fontana e Giuseppe G. Stasi, già di casa a Sky e oggi, finalmente, anche sul grande schermo con questa black comedy modesta ma ben riuscita, che non ha paura di osare e di affrontare temi “spinosi”.
Claudia è una giovane imprenditrice che dirige una piccola ditta di restauri di opere d’arte. Costantemente in difficoltà finanziarie, la ragazza riesce a non fallire grazie alla pensione della nonna Brigitte, con la quale paga anche le sue due collaboratrici, nonché amiche fidate. Un giorno, tuttavia, la nonna improvvisamente muore e Claudia, seguendo i consigli delle amiche, decide di nascondere il cadavere in freezer, al fine di continuare a prendere la pensione. Tutto sembra andare per il meglio, fino a quando la giovane non incontrerà e si innamorerà di Simone, un timido ufficiale della Guardia di Finanza con un grande senso del dovere.
Al via, dunque, una serie di gag ed equivoci che i due giovani cineasti sembrano tutto sommato gestire piuttosto bene. Se, però, al di là della messa in scena (classica, pulita e senza particolari guizzi estetici), il prodotto funzione, buona parte del merito va di diritto allo sceneggiatore Fabio Bonifacci, una delle penne maggiormente richieste, oggi, dalle case di produzione nostrane, che non ha paura di osare e che ha già avuto modo di farsi apprezzare in lungometraggi come Benvenuto Presidente! (diretto nel 2013 da Riccardo Milani) e Si può fare (2008), per la regia di Giulio Manfredonia. Sono sue, dunque, giuste trovate come la nonna congelata e che attraversa le strade del paese su di una sedia a rotelle, così come un sottoposto di Simone che, durante una cena, intona le note di Tu di Umberto Tozzi, al fine di creare l’atmosfera necessaria a far sì che il suo capo si innamori della bella Claudia osservando le sue foto mostrategli dagli altri colleghi.
Ultima considerazione: se già da tempo abbiamo avuto modo di notare ed apprezzare il talento di interpreti come Barbara Bouchet (qui negli insoliti panni dell’anziana nonnina) e Fabio De Luigi (nel ruolo di Simone), una piacevole sorpresa è stata l’interpretazione di Miriam Leone, in grado di cambiare registro senza apparenti difficoltà e che si è rivelata particolarmente riuscita anche nella scena in cui la protagonista – al fine di scoraggiare Simone nel corteggiarla – si finge schizzofrenica.
Sono, questi, tutti elementi che contribuiscono a regalare carattere ad una commedia come Metti la nonna in freezer, la quale, a sua volta, pur rischiando di confondersi nella miriade di simili prodotti che ogni anno fanno capolino nelle nostre sale cinematografiche, ha dato indubbiamente prova di una discreta personalità. Cosa, questa, da non sottovalutare.
Marina Pavido