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Men in Black: International

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VOTO: 5

Catastrofe annunciata

Noi siamo quelli che non esistiamo, noi siamo loro, i Men in Black”, tante volte abbiamo ascoltato questa frase riguardando i vecchi capitoli di questa saga fantascientifica. Tutti noi abbiamo apprezzato moltissimo le vicende degli agenti J e K appartenenti al reparto segretissimo dei Men in Black, agenti speciali incaricati di supervisionare la presenza aliena sulla Terra e nell’universo. Dopo la trilogia dedicata ai due agenti sopracitati, la saga esce un po’ fuori dagli schemi con questo nuovo capitolo che ha più l’aria di uno spin off che di un sequel. K e J sono spariti senza un evidente spiegazione, i MIB ora dipendono dall’agente supremo T (Liam Neeson) il quale dirige la sezione di Londra dell’organizzazione. Al posto del giovane agente J (a suo tempo interpretato da Will Smith) il posto del nuovo agente super sapientone, spocchioso, arrogante ma in grado di tirarsi fuori da ogni situazione, è preso dall’alter ego H (con il volto di Chris Hemsworth). Ma più che un agente dei MIB, il personaggio dell’agente H lo potremmo definire come un perfetto maschio alfa stereotipato, dove spesso i suoi addominali contano più della sua mente. Si usa dire che sono i Men in Black a trovare te. In International, per la prima volta, qualcuno trova loro. Parliamo di Molly (Tessa Thompson), la quale, per via di un episodio del passato e grazie alle sua sviluppate capacità mentali, giunge alla scoperta dell’organizzazione e ne diventa l’agente M. H e M (ogni riferimento alla marca di abiti H&M è puramente casuale) si ritroveranno a viaggiare in tutto il mondo (Italia compresa) per risolvere una situazione che, come sempre, mette a rischio l’integrità del pianeta. Come ogni sceneggiatura che si rispetti o meno, c’è sempre quel personaggio che infastidisce i due protagonisti ostacolandoli in tutti i modi possibili.
Nonostante il cast di ottimi elementi (che include anche il villain di Jurassic World – Il regno distrutto Rafe Spall e Rebecca Ferguson), il film ci risentiamo di dire che ha deluso le nostre aspettative. Già il terzo capitolo della trilogia originale, aveva mostrato evidenti lacune in termini di sceneggiatura. In questo spin off diretto da F. Gary Gray sembra quasi che si vogliano sponsorizzare le nuove armi in dotazione ai MIB, piuttosto che provare a mettere in piedi una storia capace di attrarre gli esigenti fan della saga. Aggiungete a ciò una trama che non decolla e nessun tipo di emozione forte, a parte qualche tenera risata strappata a fatica, e avete la ricetta di un flop annunciato. Non bastano le prestazioni del duo già coadiuvato Hemsworth-Thompson (Thor e Valkirya in Ragnarok), non basta la presenza di una leggenda vivente come Liam Neeson. Men in Black: International delude su tutto il fronte e ci consegna un film destinato a urtare la sensibilità di molti fan della saga. Si sarebbe potuto inserire un cameo dei due ex protagonisti per provare a rialzare le sorti del film ma, per qualche motivo, nessuno dei due appare. Non ci sono morali o insegnamenti, ci sono solo richiami all’erotismo tramite il fisico di Hemsworth e il personaggio di Riza, nonché alcune scene imbarazzanti. Un classicismo in cui il cervello ha sempre la vittoria in pugno sui muscoli. E’ un evidente disastro che passa anche per le troppe scene pop inserite in un franchise che, con il pop, non ha mai avuto a che fare. Una catastrofe quasi annunciata.

Stefano Berardo

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