Innocenti evasioni?
Quante volte – al cinema e non solo – si è provato a raccontare problemi legati alle coppie di vecchia data, analizzando ogni singola dinamica che ha portato, di volta in volta, a eventuali crisi? Volendo unicamente restare in ambito cinematografico, proprio perché, dunque, tale tematica è stata scelta più e più volte da cineasti di tutto il mondo, dato l’indubbio appeal che la stessa da sempre esercita, risulta, ad oggi, sempre più difficile trattare l’argomento in modo innovativo e mai banale, senza pericolosamente scadere nel già visto. In poche parole, purtroppo (o per fortuna), non tutti sono Ingmar Bergman. E, molto banalmente, a volte le scelte più semplici e dirette sono le soluzioni migliori. Ne sa qualcosa il giovane regista canadese Kazir Radwanski, che con il suo lungometraggio Matt and Mara, presentato in anteprima in occasione della 74° edizione del Festival di Berlino all’interno della sezione Encounters, si è cimentato in tale difficile compito dando vita, comunque, a un lungometraggio diretto e sincero, decisamente ben riuscito nella sua semplicità.
In Matt and Mara, dunque, vengono messe in scena le vicende della giovane insegnante di scrittura creativa Mara (impersonata da Deragh Campbell), la quale è sposata ormai da diversi anni con il musicista sperimentale Samir (Mounir Al Shami) e ha con lui una figlia piccola. Un giorno, la donna incontra casualmente presso il suo ateneo Matt (Matt Johnson), un suo ex compagno di scuola che attualmente è diventato un autore di successo. Uniti dalla comune passione per la letteratura, i due diventeranno immediatamente molto uniti, ma, nel momento in cui Mara dovrà partire per una conferenza e Matt deciderà di accompagnarla, il loro rapporto si farà sempre più teso a causa di sentimenti non espressi. A cosa porterà tutto ciò?
Nel mettere in scena questo suo piccolo e interessante Matt and Mara, il regista ha optato per una messa in scena priva di fronzoli, che tanto si rifà al cinema indie statunitense. A tal fine, dunque, la macchina da presa, usata costantemente a mano, ci regala sovente primi e primissimi piani dei personaggi, svelandoci ogni singola sfaccettatura dei loro pensieri, delle loro sensazioni.
Mara vive quasi in un mondo a sé. Lo testimoniano anche le ambientazioni (in cui il tempo sembra essersi definitivamente fermato, fatta eccezione per la presenza di computer e cellulari che vanno a caratterizzare il periodo storico in cui ci si trova), così come la fotografia dai colori prettamente pastello. E se Matt fosse davvero l’amore della sua vita? Ma come potrebbe mai lasciare la sua figlioletta, ancora così piccola? Sono oggetti e gesti apparentemente insignificanti che nel presente Matt and Mara dicono spesso più di mille parole. Oggetti come una semplice fototessera per rinnovare il passaporto o una ricevuta con su i nomi dei due protagonisti. Gesti come il nascondere all’interno di un libro quello che, un giorno, potrebbe diventare soltanto un tenero ricordo. Ed è proprio puntando tutto sull’essenziale che Kazir Radwanski è riuscito a dar vita a un prodotto pulito e ben realizzato. Un lavoro senza pretese che, nella sua genuinità, riesce immediatamente ad arrivare al cuore degli spettatori.
Marina Pavido