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Mary e lo spirito di mezzanotte

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VOTO: 6,5

Il momento di dirsi addio

Ci sono registi di animazione che decidono di rivolgersi unicamente ai più piccoli, altri che puntano su un pubblico adulto e chi come Enzo d’Alò invece sceglie ed è capace di parlare indistintamente a tutti. Lo fa sin dai primi anni Novanta, ovvero dai suoi esordi sulla breve e lunga distanza con Kamillo Kromo e La freccia azzurra, oltre che con la serialità (Pimpa – Le nuove avventure). E lo ha fatto e lo continua a fare con il linguaggio semplice e universale che ha sposato e attraverso il quale sono nate opere che hanno lasciato il segno e sono rimaste nel cuore e nella mente degli spettatori tra cui Opopomoz o La gabbianella e il gatto. È questa indubbiamente la sua forza, indipendentemente dall’esito e dalla confezione. Viene da sé che ogni volta che una creazione che porta la sua firma approda sullo schermo, l’attesa è comprensibilmente alta.
Suo e nostro malgrado, l’ultima fatica cinematografica del regista napoletano dal titolo Mary e lo spirito di mezzanotte, la settima per la precisione, per la quale c’è voluta una complessa e lunga fase di realizzazione durata sei anni, il lavoro di oltre 250 animatori e il coinvolgimento economico di vari Paesi (Irlanda, Italia, Germania, Lettonia, Lussemburgo, Regno Unito ed Estonia), non raggiunge i livelli di gran parte delle opere precedenti, tanto da non soddisfare pienamente le attese degli estimatori. Ciò non significa però che meriti di scivolare nel dimenticatoio o di essere bocciato categoricamente su tutti i fronti, poiché al netto di un’animazione altalenante dal character design dal retrogusto disneyano e di una fragilità strutturale legata principalmente alla fase di scrittura che ha visto Dave Ingham affiancare lo stesso d’Alò, la pellicola trova comunque il modo di comunicare emozioni attraverso le ambientazioni, le canzoni affidate alla voce di Matilda De Angelis e veicolare messaggi tanto importanti quanto complessi, a cominciare dell’elaborazione del lutto. Tema, questo, delicatissimo da affrontare e soprattutto da trasmettere alle fasce più giovani, ma che l’animatore partenopeo riesce a trattare con la giusta attenzione e con la sensibilità che contraddistingue da sempre il suo approccio alla materia, anche quando questa si fa particolarmente ostica. In tal senso, la visione con le scuole nel corso di una delle matinée della seconda edizione di Castiglione del Cinema, dove il film è stato proiettato dopo l’anteprima mondiale nella sezione Generation della Berlinale 2023, l’uscita nelle sale lo scorso novembre con Bim Distribuzione e la candidatura agli European Film Awards di categoria, ce lo ha confermato.
Il romanzo “La gita di mezzanotte” di Roddy Doyle, le cui pagine sono nate dalle suggestioni e da spunti autobiografici dello scrittore irlandese, del resto era una solida base dalla quale partire per intavolare e sviluppare il discorso. Enzo d’Alò questo lo avrà percepito dalla lettura dell’opera letteraria, tanto da affidarsi ad essa e alla storia che racconta, quella di Mary, una bambina di 11 anni che ama cucinare e spera di entrare nella prestigiosa scuola locale, ma la cui madre Scarlett, presa da vari impegni, non ha né il tempo né l’abilità di seguirla in cucina e, anzi, tenta di limitare il suo carattere impulsivo impedendole di allenarsi in questo campo. Chi la sostiene è la nonna Emer, che però finisce in ospedale per un improvviso malore, dai dottori dichiarato come incurabile. Per allenarsi e rendere il suo soggiorno in ospedale più piacevole, la piccola decide comunque di cucinarle qualcosa, prendendo spunto da un vecchio ricettario di famiglia e facendosi aiutare da Tansey, una misteriosa ragazza che sembra conoscere molto bene la nonna. Ogni percorso però ha i suoi ostacoli, anche imprevedibili, e affrontarli può diventare un’avventura. Inizia così un viaggio che supera le barriere del tempo, dove quattro generazioni di donne avranno modo di confrontarsi e conoscersi profondamente. Un viaggio che segue le traiettorie del percorso di crescita della protagonista, che in Mary e lo spirito di mezzanotte si tinge di colori, leggerezza e ironia.

Francesco Del Grosso

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