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Mamma o papà?

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VOTO: 6.5

Una risata dal retrogusto amaro per una commedia comunque degna di attenzione

La black comedy è sempre un genere difficile da trattare, poiché il rischio di passare dallo humour nero a qualcosa che di umoristico ha ben poco è sempre dietro l’angolo, e man mano che la trama si dipana, la grassa risata dello spettatore rischia di lasciare via via il posto a un amaro, forzato risolino, per poi trasformarsi in un vero e proprio sentimento di solidarietà verso la vittima sacrificale.
È quanto succede in Mamma o papà?, l’ultima commedia di Riccardo Milani, i cui protagonisti sono due genitori tutt’altro che esemplari che stanno per divorziare e devono affrontare la questione più delicata: l’affidamento dei figli. Chiunque sarebbe portato a pensare che le discussioni che ne scaturiscono siano legate al desiderio, da parte di ognuno, di tenerli per sé e che l’oggetto di quelle urla, condite da odio, sia il conteggio di giorni, ore, minuti di affidamento che l’uno cerca di sottrarre all’altro. Ma non dobbiamo dimenticare di avere a che fare con una “commedia nera” e l’amara, grossolana risata che si stamperà sui visi degli spettatori sarà dovuta a un capovolgimento della realtà per il quale i litigi tra i due coniugi nasceranno dal fatto che nessuno dei due vuole tenerseli, e dal momento che l’avvocato divorzista, esausto per le continue, sterili discussioni, decide che saranno i ragazzi stessi a scegliere con chi rimanere, i genitori metteranno in atto una serie di riprovevoli azioni per farsi odiare, e di conseguenza respingere, dalle loro stesse creature.
La trama si svolge, così, in un crescendo di tattiche messe di volta in volta in atto dall’uno o dall’altro, per raggiungere il proprio climax nel bel mezzo di una festa di compleanno dove ne succederanno di tutti i colori.
Mamma o papà? ritrae perfettamente il modello della moderna famiglia borghese, esternando, in maniera neanche troppo velata, una denuncia alla realtà, dove dietro a figli viziati e capricciosi si celano genitori disattenti e incapaci di amare, troppo concentrati su se stessi per garantire alla propria prole un’educazione adeguata e fondata sull’affetto. Una denuncia alla fatuità e alla perdita di valori che il regista ritrova in molte di queste famiglie, dove l’invidia per una bella casa e dei figli ben vestiti si trasforma in compassione, ora verso i genitori per dover avere a che fare con ragazzi così insopportabili; ora verso i figli per essere stati cresciuti da genitori così egoisti e incuranti.
Mamma o papà? mostra, altresì, per la prima volta, una Paola Cortellesi in veste di donna veneta, dove il suo talento e le sue capacità non potranno appoggiarsi a quell’accento romano che fa parte della sua natura e da sempre la contraddistingue, ma dovranno fondarsi su altro. Un “altro” che viene comunque fuori, dal momento che anche nelle vesti della trevisana, Valeria rimane perfettamente credibile e né nei gesti, né nella parlata lascerà mai intravedere la tipica romanità a cui ci eravamo affezionati.
Una nota di demerito va, invece, alla sceneggiatura, che da un certo momento in poi diventa troppo ripetitiva e dai toni eccessivi: le “tattiche” messe in atto dai genitori diventano sempre più assurde e la trama perde via via di credibilità, portando lo spettatore all’esasperazione e a quell’inevitabile non veder l’ora che finisca; tirando un un sospiro di sollievo quando arriveranno finalmente i titoli di coda.

Costanza Ognibeni

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