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Maleficent – Signora del male

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VOTO: 4.5

Indovina chi viene a cena

La Disney, si sa, già da parecchi anni a questa parte ci appare più che mai in crisi e priva di idee. Non a caso, dunque, ci cerca, ogni anno, di “riciclare” grandi classici del passato, ricreandone la versione in live action. E se, dunque, più che un remake, bensì un’eventuale rilettura del classico La bella addormentata nel bosco ha sollevato, nel 2014, parecchie aspettative (anno in cui è stato realizzato, appunto, Maleficent, per la regia di Robert Stromberg), ecco che un sequel del presente remake/reboot non si è fatto attendere molto. E così, ben cinque anni più tardi, ha visto la luce Maleficent – Signora del male, la cui regia è stata affidata a Joachim Rønning.
Se, dunque, squadra vincente non si cambia, ecco che vediamo sempre la bellissima Angelina Jolie nel ruolo di Malefica, Elle Fanning nel ruolo della principessa Aurora e – importante new entry in questo nuovo lungometraggio – Michelle Pfeiffer nel ruolo della terribile regina Ingrith, madre del principe Filippo, nonché futuro marito di Aurora. La giovane principessa, dunque, è finalmente cresciuta e, appunto, il principe Filippo le ha appena chiesto di sposarlo. Al fine di far conoscere le rispettive famiglie, viene organizzata una cena a palazzo a cui dovrà presenziare anche Malefica, in qualità di madrina di Aurora. Le cose, tuttavia, come si può ben immaginare, non andranno come sperato.
Se, dunque, già il primo lungometraggio della saga ci aveva fatto storcere parecchio il naso a causa delle numerose forzature – e non solo – presenti in sceneggiatura, questo secondo lavoro, se possibile, è riuscito ancor meno del primo.
Tra le prime scene v’è, quindi, la fatidica cena a cui prendono parte le rispettive famiglie degli sposi. E questo, forse, è l’unico momento realmente interessante di tutto il film. L’interesse, come ben si può immaginare, viene proprio dalle due performance attoriali della Pfeiffer e della Jolie, perfette nei loro ruoli, grazie anche alle loro algide fisicità. Ben presto, tuttavia, le cose iniziano a precipitare irrimediabilmente: la storia si fa sempre più debole, fino a lasciare completamente il posto a furiosi combattimenti e scene d’azione, per un trionfo di scelte registiche eccessivamente pompose e costumi ai limiti del pacchiano.
In uno sguardo d’insieme, dunque, è proprio una pericolosa povertà di idee a muovere l’intero progetto, per una serie di inutili banalità, personaggi la cui utilità risulta ancora oggi parecchio dubbia (vedi, su tutti, proprio le tre fatine) e risvolti di sceneggiatura ai limiti del prevedibile.
Sebbene i due personaggi di Malefica e della regina nel complesso funzionino, al termine della visione, lo spettatore non riesce a empatizzare con nessun altro di loro (fatta eccezione, probabilmente, soltanto per il padre del principe Filippo, che, tuttavia, appare soltanto in pochissime scene), men che meno con Aurora stessa.
Un’operazione, dunque, pensata chiaramente per rimpolpare le casse delle major, ma che di sostanza ne ha davvero poca. Eppure, nonostante tutto, c’è da credere che la stessa avrà anche un discreto richiamo sugli spettatori. Sia sui più giovani che sui meno giovani. Amarcord?

Marina Pavido

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